L’idea di un gruppo di architetti per evitare i contagi al mare: cupole di bamboo sulla spiaggia

La pandemia di coronavirus ci sta costringendo ormai da mesi a rispettare norme di distanziamento sociale. Nelle prossime settimane si avvierà la cosiddetta fase due ma quel che è certo è che, sul lavoro e non solo, sarà necessario continuare a mantenere un certo distanziamento ed evitare assembramenti. Misure che potrebbero essere necessarie anche durante l’estate per evitare i contagi da Covid-19. Si potrà dunque andare al mare quest’anno? Una risposta chiara da parte degli esperti a questa domanda ancora non c’è ma intanto si ragiona su eventuali soluzioni che consentano di mantenere le distanze anche in riva al mare. Dopo la proposta delle cabine di plexiglass che ha scatenato qualche polemica, un’altra idea è arrivata da un team di architetti romani. Sono gli architetti dello studio Obicua e hanno progettato cupole in bamboo removibili con vasche e docce di acqua salata.
In riva al mare nella cupola in bamboo: c'è spazio anche per la doccia
“Abbiamo ideato questo progetto in risposta ai problemi che andranno ad affrontare gli addetti ai lavori sulle loro spiagge per rispettare le distanze di sicurezza ma cercando di mantenere quel senso di libertà che i bagnanti ricercano in una giornata da passare in spiaggia”, ha spiegato Valerio Campi, co-founder di Obicua, ammettendo che tutto è nato "per gioco". Secondo gli architetti romani, in questo modo – con quattro metri di diametro e una spesa di 500 euro circa – si potrà andare al mare in assoluta sicurezza ed evitando affollamenti. L'idea delle cupole di bamboo è nata dalle tende da campo che usano in Mongolia con materiali leggeri e biocompatibili che si montano molto facilmente: "Si riprende un po' l'idea della tenda in un villaggio, componibile in mezz'ora e una volta smontata può entrare in una scatola di mezzo metro per mezzo metro", spiegano da Obicua.

Chi sono gli architetti che hanno pensato alle cupole di bamboo
Obicua è uno studio con base a Roma e Milano guidato da Massimiliano Brugia, Valerio Campi e Lucia Catenacci, naturale evoluzione ed espansione di Bicuadro Architecture. Il nome rappresenta questo senso di evoluzione. Oltre a richiamare il nome dello studio originario, deriva dal latino ubique, “in ogni luogo”: una sintesi ideale della vision e della portata del team di architetti, improntate tanto all’ubiquità quanto al superamento dei confini, geografici e non solo.