Licenziato Emanuele Michieletti, il primario arrestato per violenza sessuale a Piacenza

Emanuele Michieletti, il primario dell'ospedale di Piacenza, arrestato per violenza sessuale aggravata e atti persecutori ai danni di dottoresse ed infermiere, è stato licenziato per giusta causa nelle scorse ore con una delibera aziendale.
Ad annunciare il provvedimento è stata Paola Bardasi, direttrice generale dell'Ausl di Piacenza, durante un incontro con la stampa. "Abbiamo già iniziato analisi e verifiche interne – ha detto – e non escludiamo provvedimenti, a breve, dopo un confronto anche con l'autorità giudiziaria".
Bardasi ha confermato che è già stato nominato al suo posto un direttore ad interim del suo reparto. "Non appena possibile – prosegue – vogliamo capire come tutelare tutte le donne coinvolte in questa vicenda, stiamo preparando gli atti e valuteremo di costituirci parte civile nel processo" ha affermato.
L'avvocato che difende il primario, Massimiliano Casarola, ha detto a Fanpage.it: "Ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere perché non abbiano in mano gli atti. Del licenziamento non sappiamo ancora nulla. Il mio assistito? Come vuole che stia? Il caso è stato un po' gonfiato rispetto a ciò che contengono le carte, vedremo".
L’indagine su Michieletti è partita dalla denuncia di una dottoressa che ha raccontato di essere stata aggredita dal primario nel suo ufficio. Da qui sarebbero venuti alla luce altri 32 episodi di atti sessuali in orario di servizio in soli 45 giorni di monitoraggio.
Ieri, mercoledì 7 maggio, è scattato l’arresto per il medico che è stato sottoposto ai domiciliari. In alcuni casi i rapporti che avvenivano in orario di lavoro erano consenzienti, ma in molti casi, secondo la Procura, sarebbero state aggressioni, legate anche a pressioni psicologiche o prevaricazioni.
Michieletti era molto noto a Piacenza e avrebbe sfruttato il suo ruolo per piegare la volontà delle vittime. Il clima in ospedale “era gravemente omertoso e autoreferenziale”, aggiungono gli inquirenti, evidenziando come anche negli isolati casi in cui erano partite delle denunce, sono state poi prontamente ritirate.
“Le flebili resistenze delle vittime, ormai in stato di prostrazione, erano vinte di volta in volta, ed ogni giorno ricominciavano nuovi abusi”, sostiene ancora l’accusa che ha incastrato il primario anche grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche.
Nell'ordinanza di custodia cautelare si legge che il "costante impulso sessuale" di Michieletti lo avrebbe distratto dalle proprie attività lavorative, "che avrebbe dovuto essere orientate esclusivamente al benessere dei pazienti”.