“Lasciate i bambini ai loro genitori”: 1.800 firme per salvare la famiglia che vive nei boschi in Abruzzo

Crescono le mobilitazioni attorno alla vicenda della famiglia anglosassone che vive in un casolare isolato nei boschi di Palmoli, nel Vastese, dove due genitori – lei australiana, 45 anni, lui britannico, 51 – stanno crescendo i loro tre figli seguendo uno stile di vita radicalmente alternativo. Il caso, raccontato dal Messaggero, è diventato in poche ore un tema nazionale, tra solidarietà, interrogativi e un imminente giudizio del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila.
Secondo quanto ricostruito dal quotidiano romano, sono almeno dieci le testimonianze scritte depositate dalla coppia – tramite il loro legale, Giovanni Angelucci – per difendere la permanenza dei bambini in famiglia. A queste si aggiungono oltre 1.800 firme raccolte su una petizione online nata per “salvare la famiglia che vive nel bosco”, sostenendo che la felicità e il benessere dei tre piccoli debbano essere messi al primo posto. Nei video circolati in rete, i bambini appaiono sereni, attivi, immersi nella vita all’aria aperta e impegnati nello studio sotto la supervisione di una maestra.
La famiglia vive in una ex casa colonica priva di allacciamenti tradizionali a gas, acqua ed elettricità, sostituiti da pannelli solari, un pozzo e un camino. I minori – una bambina di otto anni e due gemelli di sei – non frequentano la scuola e seguono l’unschooling, forma di istruzione parentale alternativa riconosciuta dalla legge italiana. I genitori, come raccontato dai loro sostenitori locali, non vivono isolati: hanno rapporti con i vicini, ricevono visite e possiedono anche un asinello, Gallipoli, molto amato dai bambini della zona.
La situazione è però finita sotto osservazione dopo il ricovero dell’intera famiglia, nel settembre 2024, per un’intossicazione da funghi raccolti nel bosco. Le verifiche dei Carabinieri e dei servizi sociali hanno evidenziato l’assenza di servizi essenziali, di un pediatra di riferimento e condizioni abitative ritenute non idonee per tre minori. Da qui la richiesta della Procura per i Minorenni dell’Aquila di sospendere la responsabilità genitoriale e valutare l’affidamento temporaneo dei bambini.
Il legale della coppia, intervistato dal Corriere della Sera, respinge l’idea di una situazione di degrado: ricorda che la famiglia è economicamente autonoma, proveniente dalla borghesia anglosassone, e che i bambini non presentano segni di trascuratezza o violenza. Nella lunga lettera inviata al giudice, i genitori spiegano di garantire “un ambiente naturale, acqua pulita, un posto caldo e sicuro dove dormire, mangiare e giocare”, una toilette a compost e frequenti attività sociali, dai parchi alle visite ai vicini. Le giornate dei piccoli, sostengono, scorrono tra studio di italiano, matematica, scienze, lingue e compiti quotidiani svolti “in autonomia”, sempre sotto la verifica di una maestra e con lezioni online.
Il Tribunale per i Minorenni deciderà a fine mese: da una parte le relazioni dei servizi sociali, che parlano di “condizioni estremamente precarie”; dall’altra una mobilitazione crescente che chiede di non dividere la famiglia. In mezzo, tre bambini la cui serenità sarà al centro della scelta finale del giudice.