L’agguato alle spalle e le coltellate: cosa mostra il video dell’omicidio di Marco Veronese a Collegno

Michele Nicastri ha atteso e accoltellato Marco Veronese alle spalle a Collegno, come mostrano i video diffusi dai carabinieri. L’imprenditore 39enne, padre di tre figli, viveva nel quartiere con i genitori.
A cura di Davide Falcioni
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La notte tra il 22 e il 23 ottobre, all’incrocio tra via Sabotino e corso Francia, le telecamere del bar Bermuda di Collegno hanno registrato ogni fase dell’omicidio di Marco Veronese, il 39enne ucciso in strada presumibilmente da Michele Nicastri, ingegnere di 49 anni arrestato lo scorso 4 novembre. I carabinieri hanno diffuso oggi, 27 novembre, alcuni frammenti di quei filmati, decisivi nelle scorse settimane per consentire agli inquirenti di identificare e fermare il presunti killer, attuale compagno dell’ex moglie della vittima.

Le immagini mostrano Nicastri arrivare in anticipo, oltre un’ora prima di Veronese, e nascondersi dietro un’auto in sosta. Il suo movimento è riconoscibile nel cerchio rosso applicato dai carabinieri ai fotogrammi. La scena è statica, silenziosa, quasi sospesa, finché l’auto di Veronese compare in via Sabotino. L’uomo, evidenziato con un cerchio verde, si ferma prima di parcheggiare e invia un messaggio a un’amica. Poi scende, cammina al centro della carreggiata, getta una sigaretta a terra.

Michele Nicastri e Marco Veronese
Michele Nicastri e Marco Veronese

È in quel momento che scatta l’agguato. Nicastri lo coglie alle spalle e sferra le prime coltellate, per poi continuare a colpirlo con brutalità, almeno 24 volte secondo le ricostruzioni investigative. La sequenza mostra l’attacco rapido e la fuga immediata dell’aggressore, che sparisce dall’inquadratura e si libera dell’arma, mai ritrovata.

Il mattino successivo, come se nulla fosse, Nicastri incontra ancora una volta la compagna Valentina, la donna al centro del movente, prima di tentare la fuga tra Bardonecchia e la Francia. Viene arrestato il 4 novembre, appena rientrato a Torino. Assistito dagli avvocati Chiara Gatto e Luca Calabrò, ha ammesso le proprie responsabilità e ha motivato il gesto con queste parole: "Avevo paura che Valentina non mi sposasse per i problemi che aveva con Marco, per la gestione dei loro figli".

La procura, anche sulla base delle immagini, contesta l’omicidio premeditato. Per gli inquirenti la pianificazione è evidente, nonostante l’indagato la neghi. Le indagini restano aperte e sono coordinate dal sostituto procuratore Mario Bendoni.

Chi era Marco Veronese

Marco Veronese aveva 39 anni ed era un imprenditore radicato nel suo quartiere di Collegno. Gestiva la M & M Service, una società con sede poco distante da casa, specializzata in citofonia e impianti di videosorveglianza. "Aveva installato le telecamere da noi e al bar Bermuda, qui accanto", raccontava a Repubblica Fabio, titolare di una tabaccheria a pochi metri dal luogo dell’omicidio: proprio quelle telecamere sono state decisive per ricostruire la dinamica del delitto.

Sposato e separato, padre di tre bambini, dopo la fine del matrimonio era tornato a vivere dai genitori in corso Francia, nello stesso stabile in cui era cresciuto. La madre lavorava come badante, il padre era in pensione. Figlio unico, conosciuto da molti residenti, Veronese veniva descritto come un uomo riservato, tranquillo, legato alla sua zona e alla routine del quartiere.

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