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L’addio a Steven Babbi: “Faremo cambiare la legge che blocca lo stipendio ai malati di cancro”

Steven Babbi lottava da anni contro il sarcoma di Ewing, era stato “abbandonato” dall’Inps, ma non dalla sua azienda, la Siropack di Cesenatico, che aveva continuato a pagargli lo stipendio. E la promessa dell’azienda è quella di continuare a lottare per dare voce alla richiesta di escludere dal limite di 180 giorni di malattia retribuita annuale tutti i malati di tumore.
A cura di Susanna Picone
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Centinaia di persone hanno partecipato nella chiesa di Bagnarola a Cesenatico ai funerali di Steven Babbi, morto a 24 anni per un tumore e la cui storia era diventata un caso nazionale grazie alla Siropack, l’azienda di Cesenatico per cui “Stich”, come lo chiamavano loro, lavorava. L’Inps sospese al giovane, affetto dal sarcoma di Ewing, l’indennizzo in busta paga perché aveva superato i sei mesi di assenza dal lavoro. Sopperirono i proprietari della Siropack, che continuarono a pagargli lo stipendio. E adesso che Steven non c’è più dall'azienda promettono di lottare con ancor maggior determinazione per dare voce alla richiesta di escludere dal limite di 180 giorni di malattia retribuita annuale tutti i malati di tumore.

"Steven era un guerriero, era lui che dava forza a noi" – "Quando ci troviamo di fronte alla morte di un ragazzo come Steven, la mente non comprende e il cuore non accetta. La fede in questo senso dà una risposta e una speranza. La lunga malattia lo ha fortificato e Steven è stato tanto buono. Questo bene non andrà perduto, resterà e l’eredità che Steven ci lascia è la sua testimonianza, il suo esempio”, le parole di speranza del vescovo Douglas Regattieri durante la messa per il ventiquattrenne. Toccante anche il ricordo del fratello: "Ero l'unico insieme a lui nel suo ultimo istante di vita, Steven era un guerriero, era lui che dava forza a noi. Non voleva vedere nessuno piangere, ricordatelo tutti col pollice in su". "Per me è un angelo”, ha aggiunto il papà, aggiungendo che mai Steven aveva detto di stare male. Un lungo applauso ha accompagnato la bara all'uscita dalla chiesa di Bagnarola. Conclusa la cerimonia, gli amici hanno fatto ascoltare le note di "Guerriero" di Marco Mengoni e in cielo hanno fatto volare tanti palloncini bianchi e azzurri. Su volontà della famiglia tutte le offerte raccolte saranno donate all'istituto Rizzoli di Bologna e alla ricerca contro i tumori.

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