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La vittoria di Roberta, ha sfidato la sua malattia e l’ha vinta: “Non mi vergogno di me”

Roberta 19 anni di Palermo è nata con una malattia rara “Nevo melanocitico congenito gigante”, una lesione cutanea costituita da melanociti e, nel suo caso, la sua pelle è formata da due colori perché un neo copre il 70% del suo corpo. “Ho cercato di rendere il mio difetto uno delle cose positive della mia vita – ha detto a fanpage.it Roberta – il mio difetto è diventato il mio punto di forza perché adesso il mio punto di forza è il mio neo, sono fiera di dirlo”.
A cura di Francesco Bunetto
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Capelli ricci, mediterranea e occhi che parlano da soli. Tanta voglia di vincere senza nessuna vergogna. Lei si chiama Roberta Arcuri, 19enne di Palermo. È nata con una rara malattia che si chiama “Nevo melanocitico congenito gigante”, una lesione cutanea costituita da melanociti e nel suo caso la sua pelle è formata da due colori perché un neo copre il 70% del suo corpo. Un infanzia non facile ma oggi il difetto è la sua ricchezza perché per Roberta, molte volte, sono i difetti a rendere bella una persona:"Ho cercato di rendere il mio difetto uno delle cose positive della mia vita – ha detto a fanpage.it Roberta – il mio difetto è il mio neo che è diventato il mio punto di forza. Sono fiera di dirlo".

"Avevo paura di essere giudicata"

"Per fortuna la mia famiglia mi ha sempre supportata – racconta a fanpage.it Roberta –  così la mia mamma da piccola mi iscrisse a danza per farmi prendere consapevolezza del mio corpo, guardandomi allo specchio, e per crescere più sicura di me stessa. Quando danzavo sentivo sempre, quello che non provavo per il resto della giornata. E sì, mi sentivo meglio e proprio bella. Ballando – continua – potevo dare il meglio di me, potevo decidere io come essere e chi volevo essere".

Le difficoltà però venivano fuori anche in questo contesto. In particolare nello spogliatoio e nel rapporto con l’abbigliamento. "Le mie compagne di danza – ha detto Roberta –  indossavano sempre quei bellissimi body scollati e in estate li portavano anche senza calzamaglia. Durante i miei primi anni di danza invece io usavo dei body particolari. Non erano scollati, anzi, erano più coprenti del normale. In estate, infatti, preferivo soffrire il caldo piuttosto che danzare con le gambe nude. Con lo spogliatoio poi avevo un pessimo rapporto. Ero triste – continua – perché le mie compagne si recavano lì per cambiarsi o per commentare nei pre e post lezione e io invece mi cambiavo sempre a casa per non farlo dinanzi agli altri e quindi a scuola di danza mettevo su un cappotto e via, senza mai passare neanche per sbaglio per gli odiosi spogliatoi"

"Lo specchio è sempre stato un nemico per me"

Anche se oggi quel difetto è la sua ricchezza, Roberta ha condiviso diverse difficoltà legate al suo corpo e al suo neo. "Guardarmi mi creava terrore – racconta Roberta –  mi sentivo davvero diversa dalle altre, non solo oggettivamente ma diversa nel modo di essere, una conseguenza del mio aspetto fisico. Da piccola ho avuto tanti momenti in cui la paura mi ha assalita. Era un incubo quando si avvicinava l’estate e quindi avrei dovuto indossare un abbigliamento estivo e soprattutto il costume. Mi preoccupava parecchio il momento in cui sarei dovuta andare al mare. E in spiaggia? Tutte le domande e gli sguardi imbarazzanti? Uno dei ricordi peggiori è di quando, in compagnia di amiche, incontrai dei ragazzi che mi diedero del cane, nello specifico un “dalmata”: sì, proprio un cane. È stato molto difficile quel momento e non vedevo l’ora di tornare a casa".

"La mia diversità? Il mio punto di forza"

"Ad oggi – ha detto Roberta –  dopo aver fatto un immenso lavoro su me stessa negli anni, è tutto diverso. E adesso posso anche dire che mi piace essere “diversa” nonostante tutti i momenti passati. Conclude Roberta – "Per sentirsi belle non bisogna essere perfette, ma bisogna solo crederci perché molte volte sono i difetti a rendere bella una persona".

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