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La strana morte di Roberto Calvi, ‘il banchiere di Dio’

Roberto Calvi, presidente del banco Ambrosiano, lascia Milano l’8 giugno 1982. Viene trovato impiccato a un traliccio a Londra, sotto il ponte dei Frati neri, il successivo 18 giugno. Era fuggito per trovare una scappatoia dal crac dell’istituto di credito milanese che per anni aveva operato in società con lo IOR, la banca vaticana. Dietro la sua morte si celano i segreti di una spietata politica finanziaria dettata dalla Massoneria, dal Vaticano e dalla mafia.
A cura di Angela Marino
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Papa Paolo VI stringe la mano a Roberto Calvi
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Sotto il ponte dei frati neri sul Tamigi, impiccato ad un’impalcatura, penzola il corpo di un uomo di 60 anni, vestito con un abito di pregevole fattura. Nelle tasche ci sono dei mattoni, le mani sono legate dietro la schiena. In fondo alle tasche 7.400 sterline e un passaporto con un nome italiano. È Roberto Calvi, presidente del banco Ambrosiano di Milano, il banchiere che faceva affari con lo Ior. Il banchiere di Dio.

Chi è Roberto Calvi

La storia che porta Roberto Calvi sotto il ponte londinese, comincia diversi decenni prima, nel 1944, quando, poco più che ventenne, torna in Italia dalla Russia, dove era andato a combattere  Al ritorno in patria converte la sua tessera del Partito fascista in quella del nuovo Partito socialista italiano. Con suo grande rammarico, il giovane Calvi, diplomato in ragioneria, non ha potuto terminare gli studi di Economia alla prestigiosa Bocconi, così con l'aiuto del padre, impiegato alla Banca Commerciale, entra nell'istituto di credito.

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La banca del frate

Vi rimane solo tre anni. Sempre grazie all'intervento del padre riesce a trovare posto come semplice impiegato al Banco Ambrosiano, fondat nel 1896 dal frate francescano, Giuseppe Tovini, per finanziare le opere pie e poi diventato una banca commerciale con stretti legami con l'istituto delle opere di religione. Diventa il protégé di Alessadro Canes,  futuro presidente. Roberto è abile, l'è svelt, come dicono i suoi dirigenti e in vent'anni fa una carriera sfavillante: nel febbraio del 1971 viene nominato direttore generale del Banco Ambrosiano. Il costo di questa sorprendente ascesa è l'intreccio di rapporti con figure ambigue del mondo dell'alta finanza.

La loggia P2

Il primo fra questi è Michele Sindona, che Calvi incontra nel 1968. Faccendiere siciliano che ha rapporti con la mafia italiana negli Stati-Uniti, consigliere ufficioso del Vaticano, Sindona lo aiuta ad aprire una serie di società off shore all'estero, lo introduce nel mondo dell'alta finanza milanese e nella loggia Propaganda Due, meglio nota con la sigla di P2, che raggruppa il gotha della dirigenza italiana in tutti i settori. Nel 1975 lo presenta a Licio Gelli, maestro venerabile della loggia istituita nel 1877.

Lo IOR

Fascista accecato dalla paura del dilagarsi del comunismo in Europa e in America latina, dove ha stretti rapporti con i leader dei regimi totalitari, Gelli è uno dei sostenitori della ‘strategia della tensione' messa in atto in Italia da apparati deviati dei Servizi e dagli eversivi di destra per portare al colpo di stato che avrebbe consegnato il potere a una dittatura. Un altro personaggio segnerà il destino di Calvi: è il cardinale Paul Marcinkus. Anche lui membro della loggia P2 è alla guida dello IOR per la quale si avvale della consulenza di Calvi. Li ha presentati, ancora una volta, Michele Sindona. Con il 16% delle azioni, lo IOR diventa il principale azionista dell'Ambrosiano. Enormi quantità di denaro entrano ed escono dalle casse della banca guidata da Calvi, attraverso incredibili triangolazioni con le varie società off shore e con il contributo dello IOR che in cambio chiede all'Ambrosiano cospicui finanziamenti ad associazioni e la creazione di istituti bancari.

1977: l'inizio della fine

Nel 1977 un particolare episodio mette le attività della banca ambrosiana sotto la lente della giustizia italiana. Di fronte al rifiuto di Calvi di mettere a disposizione il denaro della banca milanese per ripianare i debiti delle sua banche, Sindona si vendica organizzando una campagna di affissione notturna a Milano. Sui manifesti vengono riportate tutte le operazioni irregolari della banca. Nonostante una massiccia ispezione della Vigilanza della Banca d'Italia, che dura sei mesi, la gigantesca espansione dell'Ambrosiano continua. Per la cifra di 75 miliardi la Banca acquista il 40% delle quote di ‘Rizzoli Corriere della Sera'. Il 20 maggio del 1981 Roberto Calvi viene arrestato per esportazione illecita di capitali e rilasciato nel luglio successivo, riuscendo a essere reintegrato nel suo ruolo. Ormai la rovinosa caduta è iniziata, l'Ambrosiano ha un debito di 1.200 milioni di dollari, dovuto alla gestione di Calvi.

La lettera al Papa: "Tradito dal Vaticano"

Banchiere ambizioso che dissipa il capitale con una gestione avventata o marionetta nelle mani di burattinai occulti? Una lettera scritta da Calvi fornisce la sua risposta a questa domanda. In data 5 giugno 1982, scrive a papa Giovanni Paolo I:

Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell'Est e dell'Ovest…; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato….

L'ultimo viaggio

L'8 giugno 1982, Roberto Calvi inizia il viaggio che lo porterà a Londra, dove lo ritroveranno impiccato il 18 giugno. Il giorno prima la sua segretaria personale, Graziella Corrocher, era stata trovata morta ai piedi dell'edificio dove ha sede il Banco Ambrosiano. Come per Graziella anche per Roberto Calvi la versione ufficiale è quella del suicidio, anche se troppi elementi nel ritrovamento del corpo e nello stato del cadavere materializzano l'ombra dell'omicidio. Nello stesso anno comincia poi il processo per la bancarotta, per la liquidazione dell'Ambrosiano. Il Vaticano non subirà alcuna sanzione perché non perseguibile per la legge italiana.

Il processo: Calvi è stato ammazzato

Dieci anni dopo in Italia si apre il processo per omicidio volontario sulla base delle dichiarazioni del pentito Francesco Marino Mannoia, che dichiara ai giudici che Calvi sarebbe stato vittima di una vendetta della mafia di Corleone. Il banchiere – secondo la testimonianza – avrebbe riciclato denaro sporco con lo IOR e il Banco Ambrosiano per conto del boss Pippo Calò che lo aveva fatto uccidere perché Calvi si sarebbe impossessato di una grossa somma di denaro. Sul banco degli imputati salgonoPippo Calò, Flavio Carboni, immobiliarista, il boss della Magliana, Ernesto Diotallevi; Silvano Vittor, (che avrebbe favorito Calvi nella fuga a Londra) e Manuela Kleinszig, amica di Carboni. Gli imputati vengono tutti assolti in via definitiva, sebbene la corte riconosca che ‘Calvi è stato ammazzato, non si è suicidato'. A novembre 2016 viene archiviato anche il procedimento che vedeva indagati tra gli altri Licio Gelli.

Il movente

L'ipotesi delineata dal processo è che l'Ambrosiano guidato da Calvi avesse, nel corso degli anni, dato fondo a capitali accumulati attraverso il riciclaggio di denaro sporco della criminalità organizzata per finanziare i regimi totalitari sudamericani allo scopo di sopprimere ogni possibilità di crescita del comunismo. Tra gli artefici di questo disegno la Banca vaticana, la massoneria, frange deviate dei Servizi con l'appoggio di alcune figure apicali della politica. Secondo i pentiti che hanno testimoniato, l'Ambrosiano e lo IOR avrebbero anche armato alcune rivolte come la guerriglia dei Contras in Nicaragua.

L'epilogo

Dopo 34 anni l'omicidio del ‘Banchiere di Dio' resta senza colpevoli. Dalla banca dei frati francescani al ponte dei Frati neri, il destino di Roberto Calvi intrecciato intorno a una croce, resta nel buio di quei segreti che tormentavano il suo sonno.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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