La ricostruzione del caso Epstein: il processo e l’accordo del 2008, le vittime e i files

“Non sono un predatore sessuale, sono un trasgressore, un molestatore. C’è differenza tra un assassino e una persona che ruba un bagel”.
Questa frase l’ha pronunciata Jeffrey Epstein, in un’intervista con il New York Post. All’epoca aveva già patteggiato dopo una condanna per aver adescato una ragazza minorenne e averla costretta a prostituirsi. Qualche anno dopo sarebbe stato nuovamente arrestato con l’accusa di traffico internazionale di esseri umani e altri reati sessuali. Morirà in carcere, prima della sentenza, ufficialmente per suicidio.
Chi era Jeffrey Epstein
Jeffrey Epstein era un imprenditore finanziario di New York. Cresciuto a Brooklyn, aveva studiato matematica e fisica — senza mai laurearsi — e per un breve periodo aveva insegnato alla Dalton School di Manhattan.
Ed è proprio lì che incontra Alan Greenberg, amministratore delegato di una grande banca d’investimento. Uno dei suoi figli frequentava quella scuola. È il primo contatto che cambia la vita di Epstein.
Nel giro di pochi anni entra nel mondo dell’alta finanza, fa carriera velocemente, diventa partner. Poi crea una sua società di consulenza: un successo enorme, che gli apre le porte delle cerchie più esclusive di New York e non solo.. Nella sua rubrica vanta contatti come Bill Clinton, Leslie Werner (il CEO di Victoria’s Secret), importanti e potenti uomini d’affari, politici, accademici, scienziati di fama mondiale. Tra questi anche Donald Trump: ci sono foto che li ritraggono insieme negli anni Novanta e nei primi Duemila. Trump, in seguito, dirà di essersi allontanato e di averlo cacciato dal suo club di Mar-a-Lago. Avrebbe avuto degli atteggiamenti discutibili con le dipendenti.
Il punto è che prima che scoppiasse il caso, prima che arrivassero le inchieste e le indagini giudiziarie, Epstein era noto per essere un miliardario circondato da celebrities, imprenditori, socialite. Un uomo che sembrava vivere una vita perfetta, scintillante. Pochi sapevano allora, che, dietro quella facciata, c'era un predatore sessuale, che stava già abusando di decine di giovani ragazze.
La condanna nel 2008
Epstein viene arrestato per la prima volta nel 2005. L’accusa: aver pagato una ragazzina di 14 anni per fare sesso con lui, che all’epoca di anni ne aveva più di 50. Tutto parte da una denuncia dei genitori. Raccontano alla polizia che Epstein ha molestato loro figlia nella sua casa di Palm Beach, in Florida. Durante la perquisizione, gli agenti trovano le fotografie della ragazza. Non è un caso isolato.
Dopo la prima denuncia, ne arrivano molte altre. Tutte, in maniera inquietante, simili: ragazze minorenni che raccontano di essere state invitate nella villa di Epstein per “fare un massaggio”, per il quale sarebbero state pagate profumatamente. Ma la situazione degenerava quasi subito. Sempre nello stesso modo.
Le indagini vanno avanti e nel 2007, i procuratori federali depositano un atto d’accusa enorme: 60 capi di imputazione. Ma appena qualche mese dopo, accade qualcosa di apparentemente inspiegabile. Qualcosa che di norma non avviene quando ci sono di mezzo reati di questo tipo: gli avvocati di Epstein riescono a negoziare un patteggiamento. Con un accordo segreto, Epstein si garantisce di fatto l’immunità federale.
E con questa garanzia in tasca, nel 2008 si dichiara colpevole di due accuse statali, in Florida, per prostituzione. La condanna è di 18 mesi. Ne sconta 13, e persino in quei 13 mesi gli viene concesso di uscire quotidianamente per motivi di lavoro. E alla fine di questo periodo torna semplicemente alla sua vita di tutti i giorni. Con tutto quello che questo comporta. Il punto è che questo patteggiamento non solo è anomalo. È anche un accordo che era stato tenuto nascosto alle vittime.
Le vittime di Epstein
Ragazzine, tante minorenni, spesso vulnerabili. Psicologicamente, ma anche economicamente fragili. Ragazze la cui parola poteva risultare poco credibile di fronte a quella di un potente uomo d’affari. Epstein era ben consapevole di chi aveva di fronte quando adescava le ragazze da abusare sessualmente. Tra le vittime c’era Virginia Giuffre, una delle testimoni chiave nel processo.
Uso il passato perché Virginia è morta qualche mese fa, suicida nella sua casa in Australia. Proprio quest’anno è uscito il suo libro di memorie, in cui racconta per filo e per segno gli anni di abusi subiti da Epstein e dalla sua cerchia.Aveva conosciuto Epstein da adolescente, quando lavorava come receptionist al club di Donald Trump a Mar a Lago. Una precisazione: non ha mai accusato Trump, anzi ha sempre detto di essere stata trattata con rispetto da lui. Da Epstein invece è stata abusata e ceduta ai suoi amici potenti, come se fosse un oggetto sessuale, non una persona.
Nel libro, Giuffre racconta di aver trascorso anni accanto a Epstein, viaggiando con lui, intrappolata in un vortice da cui era quasi impossibile uscire, soprattutto per una ragazza giovane e vulnerabile, che aveva subito abusi anche da bambina e non aveva un luogo sicuro dove rifugiarsi.Ecco, era esattamente questo tipo di persone che Epstein sapeva di poter adescare arrivando a chiedere persino a Virginia di procurargli altre ragazze.
Ma per questo compito, Epstein aveva una complice. Che poi era anche la sua compagna di vita. Ghislaine Maxwell. Nel prossimo video scopriremo insieme chi è e quale ruolo ha avuto in questa rete di abusi.
La figura di Ghislaine Maxwell
Immaginate una donna che aiuta un uomo ad adescare ragazze minorenni, permettendo che vengano abusate.È un contesto disturbante.Ed è esattamente il contesto in cui viveva Ghislaine Maxwell, oggi in carcere con una condanna a 20 anni per aver adescato ragazze minorenni per Epstein e altri reati sessuali.
Maxwell nasce a Londra, figlia dell’alta classe britannica, con un padre magnate della stampa. Con Epstein condivide una passione per la vita patinata, le feste e gli eventi di società.È stata sua partner, poi un’amica, una compagna di vita, ma anche complice nei crimini.Per lui cercava ragazzine vulnerabili; lei stessa è stata accusata di averle manipolate e abusate. Viene arrestata nel 2020, un anno dopo la morte di Epstein in carcere.
Durante il processo emerge il suo ruolo cruciale nella rete di abusi: reclutava le ragazze, normalizzava i “massaggi” che finivano in atti sessuali, le legava ad Epstein e si assicurava che non raccontassero nulla.Almeno quattro vittime hanno testimoniato contro di lei, spiegando come fossero state istruite da Maxwell su come comportarsi con Epstein e poi abusate.
Dopo la morte di Epstein, Maxwell diventa una figura centrale in tutto il caso. Perché può ancora fare nomi, raccontare chi altro ha partecipato a quella rete di violenze e chi altri fosse coinvolto. Finora non ha parlato, forse per proteggersi o per non incriminarsi ulteriormente, ma non è detto che non lo faccia in futuro. E alcune informazioni potrebbero emergere anche senza il suo intervento, grazie ai famigerati Epstein files.
Di cosa si tratta?
Il suicidio in carcere
Jeffrey Epstein muore in carcere nel 2019, pochi mesi dopo essere stato arrestato una seconda volta.Dopo il patteggiamento del 2008, diverse vittime iniziano a parlare pubblicamente degli abusi subiti e dell’ingiustizia di quell’accordo che, in sostanza, aveva lasciato un predatore sessuale, un pedofilo, libero di continuare a commettere i suoi crimini.
Nel 2018 la polizia di New York apre una nuova indagine su Epstein. Nel mirino ci sono viaggi con delle minorenni a Little Saint James, la sua isola privata. Il 6 luglio 2019 Epstein viene nuovamente arrestato, questa volta con un’accusa federale: traffico di esseri umani a scopo sessuale. Scattano le perquisizioni. Nella sua casa e viene trovato materiale pedopornografico:lettini da massaggio descritti dalle vittime, fotografie, sex toys e molto altro. Ma Epstein non arriverà mai a una condanna.
Il 10 agosto 2019 viene trovato morto in carcere, impiccato nella sua cella.
Il medico legale stabilisce che la causa della morte è un suicidio, ma subito iniziano a circolare teorie complottiste: secondo alcuni, Epstein sarebbe stato ucciso per evitare che parlasse.Per impedire che rivelasse i nomi dei potenti coinvolti nei suoi traffici sessuali.
Alcuni documenti del caso vengono pubblicati, ma migliaia di pagine rimangono nascoste: deposizioni, registri telefonici, elenchi di prove. Sono i famosi Epstein files. In campagna elettorale Trump prometteva che li avrebbe desecretati tutti, ma finora non è stato così. Ora, il Congresso ha approvato una legge per rendere tutti questi documenti accessibili.
La verità, tutta la verità, finalmente, potrebbe venire alla luce.