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La rabbia dei parenti delle vittime di mafia dopo la scarcerazione di Brusca: “Dolore troppo grande”

Numerose le reazioni in Sicilia dopo la scarcerazione del boss pentito Giovanni Brusca. Il fratello del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido: “Dolore troppo grande, ma rispetto la legge”. Per il governatore della Sicilia Nello Musumeci “se una norma è palesemente sbagliata va cambiata”.
A cura di Francesco Cortese
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A San Giuseppe Jato non c'è tanta voglia di commentare la scarcerazione di Giovanni Brusca, l'ex boss di Cosa nostra che da ieri è un uomo libero dopo aver scontato 25 anni di detenzione e aver beneficiato di alcune norme applicate per chi si pente. Nel paese alle porte di Palermo, in cui per anni i Brusca hanno imposto la loro violenta influenza mafiosa, in pochi vogliono parlare.

Le reazioni – a poche ore dalla scarcerazione di uno dei più temuti boss mafiosi del periodo stragista, l'uomo che ha premuto il telecomando della strage di Capaci, ha sciolto nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo e si è autoaccusato di altri 150 omicidi – si mescolano tra rabbia e rispetto della legge.

"Certo che lo Stato mi ha fatto proprio un bel regalo con la scarcerazione di Giovanni Brusca, l’animale che ha sciolto nell’acido mio fratello" commenta amareggiato Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, strangolato e poi sciolto nell'acido da Giovanni Brusca l'11 gennaio 1996 dopo oltre due anni di prigionia in un bunker sotterraneo.

"È curioso come Brusca abbia ucciso un bambino innocente di 12 anni ignaro di tutto per non far parlare mio padre con i magistrati e poi sia diventato lui stesso un collaboratore e oggi sia un uomo libero grazie ai benefici per i pentiti – continua lo sfogo di Nicola Di Matteo – Io sono abituato a rispettare le leggi e le sentenze dei giudici e anche questa volta rispetto la decisione ma non chiedetemi di condividerla o di accettarla. Non ce la faccio. Il dolore è troppo grande".

Per il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci "se una norma è palesemente sbagliata va cambiata. Magari non potrà più servire per Brusca ma servirà almeno ad evitare un altro caso simile. Di fronte agli ‘sconti' concessi a chi ha ordinato oltre cento omicidi, sia comunque serratissima la vigilanza".

Chi invece non accetta la scarcerazione di Giovanni Brusca è Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, uno degli agenti di scorta del giudice Falcone morto nell'attentato di Capaci.

"Lo Stato oggi mi ha preso in giro, sono sconfortata – sottolinea la signora Montinaro – A distanza di 29 anni non so ancora la verità su Capaci e chi ha schiacciato il bottone e distrutto la mia vita torna libero. Non è servito a nulla quanto è successo a Palermo. Ho bisogno di uno Stato che ci tuteli non che liberi i criminali. Sono amareggiata per tutte quelle persone che una settimana fa erano a Palermo a prenderci in giro, sapevano che Brusca sarebbe uscito e sono venuti lo Stesso. Spero che il prossimo abbiano la dignità di non presentarsi a Palermo per commemorare Capaci".

Chi non cede all’emotività nel commentare la scarcerazione per fine pena di Giovanni Brusca è invece Maria Falcone, sorella del magistrato fatto saltare in aria a Capaci, che ha dichiarato: "È una notizia che mi addolora, ma questa è la legge. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell'ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso".

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