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La provocazione del figlio di Sandokan: scatta una foto ai giurati in tribunale

Seduto tra il pubblico nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha alzato un telefonino cellulare fino ad inquadrare la Corte e ha scattato una foto. Protagonista è Carmine Schiavone, figlio di Francesco, storico boss dei casalesi. Un gesto intimidatorio, un’esibizione pubblica del potere della Camorra, secondo i giudici.
A cura di Biagio Chiariello
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La provocazione del figlio del boss Sandokan scatta una foto ai giurati

Una fotografia scattata ai giurati nel bel mezzo del processo ai Casalesi in corso nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta): un gesto che ha tutto il sapore dell'intimidazione e che vuole essere una rappresentazione del potere camorristico, visto che a farlo è stato Carmine Schiavone, figlio di uno dei tre boss storici del clan, Francesco  Schiavone, detto "Sandokan". Il fatto – avvenuto peraltro nell'udienza che vede in qualità di imputato il fratello di Carmine, Nicola – non poteva essere non notato dai giudici, che lo hanno annotato in una relazione di servizio. E così, secondo quanto scrive "Il Mattino", per questo episodio è stata imposto la tutela alla I Corte d’Assise sammaritana. Ragioni di sicurezza, è stato scritto nel provvedimento. Del resto,Carmine, dopo la cattura del padre e del fratello, potrebbe essere l'erede di Sandokan, alla guida dell'organizzazione criminale che lo Stato non è riuscita ancora a debellare nonostante una miriade di operazioni anti-camorra (dal maxi-processo Spartacus al blitz di stamattina contro il gruppo misto Casalesi-Mallardo).

Insomma, quello scatto vuole essere una manifestazione di forza e potere, secondo i giudici. C'è da dire che un mese fa, un episodio analogo ha visto protagonista un altro "figlio d'arte", Oreste Iovine, secondogenito del "ninno" Antonio, arrestato dalla Squadra Mobile di Napoli nel settembre 2010 dopo 15 anni di latitanza. Oreste, durante una udienza del processo "Normadia", sempre nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è giunto nell'aula durante l'esame di un testimone, concedendosi una passeggiata tra gli avvocati e lanciando occhiate verso chi stava processando padre e madre. Una provocazione che sa tanto di minaccia, secondo i magistrati.

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