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La madre di Tommaso Onofri dopo la scarcerazione di Raimondi: “Mio figlio è sempre presente”

Paola Pellinghelli, madre di Tommaso Onofri, ricorda il rapimento del figlio di 18 mesi dopo la recente scarcerazione di Raimondi: “Non perdono, dovranno fare i conti con la loro coscienza”. Tommaso avrebbe compiuto 21 anni il 6 settembre, “è presente e lo sarà sempre”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Non sta a me perdonarli". La notizia della liberazione di Salvatore Raimondi, uno dei rapitori di Tommaso Onofri, ha riaperto una ferita che in realtà non si è mai rimarginata. Tommaso, il bimbo di appena 18 mesi rapito e ucciso la sera del 2 marzo 2006, avrebbe compiuto 21 anni il prossimo 6 settembre. A parlare è la madre, Paola Pellinghelli, che ai microfoni di Mediaset ha ripercorso quei momenti di terrore e raccontato la sua vita segnata da un’assenza incolmabile.

"Ricordo il trambusto, le urla. Mi è stato detto che a gridare era Raimondi, perché altrimenti avrei riconosciuto Alessi dall’accento", racconta Pellinghelli. "Ricordo la mia corsa nel buio, sperando di rivedere mio figlio, e poi le macchine della polizia, i carabinieri, il caos totale di un mese".

Alla domanda se si senta di perdonare chi prese parte al rapimento, la risposta è ferma:

Non ci ho mai pensato e non mi sfiora neanche l’idea. Non sta a me perdonarli. Se hanno una coscienza, dovranno fare i conti con la loro coscienza".

La vita, per Paola Pellinghelli, è cambiata radicalmente. Rimasta sola con l’altro figlio, allora un bambino di otto anni, ha affrontato anni di dolore e fatica: "L’ho dovuto crescere da sola, fortunatamente è cresciuto bene, si è laureato, oggi ha 27 anni e la sua vita. Con tanta fatica siamo ancora qua. Vivo giorno per giorno, con innumerevoli difficoltà e con questa mancanza che mi accompagna da vent’anni".

Un vuoto che non si colma, ma che non cancella la presenza del piccolo Tommaso:

Lo ricordo al presente, perché Tommaso è presente comunque e lo sarà sempre".

La liberazione di Raimondi, già dallo scorso anno era in semilibertà, riporta alla memoria una delle pagine più oscure della cronaca italiana. Ma nelle parole della madre resta intatta la dignità di chi continua a portare con sé il peso dell’assenza, senza cedere all’odio, custodendo il ricordo di un bambino che il tempo non potrà mai cancellare.

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