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La lite in strada, il taser della polizia, la morte: chi era e cosa è successo a Riccardo Zappone a Pescara

Riccardo Zappone, 30 anni, era stato immobilizzato ieri dalla polizia con taser dopo una rissa: condotto in questura, ha accusato un malore ed è morto poco dopo in ospedale. Un’inchieste dovrà chiarire se il ricorso alla “pistola elettrica” possa essere correlato al decesso.
A cura di Davide Falcioni
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Colpito dagli agenti di polizia con una pistola taser dopo una rissa in strada a Pescara. Poi trasportato in Questura, dove ha accusato un malore improvviso in sala d'attesa. Quindi condotto d'urgenza in ospedale, dove le cure dei medici si sono rivelate vane. Così è morto Riccardo Zappone, trentenne originario di San Giovanni Teatino protagonista ieri di una tragedia ancora piena di interrogativi. Di mezzo, infatti, c'è il ricorso da parte dei poliziotti intervenuti al taser, la controversa arma a impulsi elettrici progettata per immobilizzare temporaneamente una persona tramite una scarica elettrica. Scarica che può rivelarsi letale se la persona colpita ha patologie cardiache o è in uno stato alterato.

Secondo una prima ricostruzione fornita dalla Procura di Pescara, tutto sarebbe iniziato nella tarda mattinata di ieri, intorno alle 11, quando Zappone è stato coinvolto in una lite in strada nella città abruzzese. All’arrivo delle forze dell’ordine, l’uomo avrebbe opposto resistenza, rendendo "necessario" – questo il termine utilizzato dagli agenti, ma che andrà verificato dalle indagini – l’utilizzo del taser, la pistola "elettrica", per l'immobilizzazione. L’arresto è scattato con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale.

Una volta condotto in questura per gli accertamenti di rito, Zappone ha accusato un improvviso malore in sala d’attesa. È stato subito richiesto l’intervento del 118: i soccorritori hanno tentato le manovre di rianimazione sul posto, per poi trasferire d'urgenza il trentenne in ospedale. Nonostante gli sforzi dei medici, l’uomo è deceduto poco dopo il suo arrivo nel nosocomio.

Molti sono gli interrogativi ancora aperti. Vi è una correlazione diretta tra la morte di Riccardo Zappone e l'impiego della pistola taser? La scarica elettrica potrebbe aver compromesso il corretto funzionamento del cuore del trentenne? E il ricorso all'arma era davvero "necessario", come sostengono gli agenti, oppure l'uomo avrebbe potuto essere immobilizzato ricorrendo ad altre tecniche? Ma ancora: Zappone era sotto effetto di droghe? E cosa è accaduto esattamente durante la rissa che l'aveva visto protagonista poco prima del fermo? Solo l’autopsia, già disposta dalla Procura, potrà fare piena luce sulla vicenda. Di certo, Zappone – noto alle forze dell’ordine per precedenti penali – in passato avrebbe fatto uso di stupefacenti.

Sulla vicenda è intervenuto stamattina a Skytg24 anche il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi: "È una tragedia che ci addolora", ha detto. "Ora andranno sviluppati accertamenti, è interesse anche nostro capire se il decesso ha avuto una correlazione con l'utilizzo del taser", ipotesi che quindi non è stata esclusa neppure dal membro del governo. "Faremo valutazioni e ne trarremo le conseguenze", ha aggiunto, ricordando anche che "il taser è l'alternativa all'utilizzo di strumenti più offensivi, come l'arma da fuoco".

Sebbene sia considerato dai produttori uno strumento "non letale" le evidenze sul taser dicono spesso altro. Amnesty International ha espresso negli anni forti preoccupazioni sull’uso del dispositivo, sottolineando i rischi per la salute e le possibili violazioni dei diritti umani, in particolare in caso di abuso o uso improprio da parte delle forze dell’ordine.

Amnesty ha documentato centinaia di casi, soprattutto negli Stati Uniti, in cui persone sono morte dopo essere state colpite da un taser. In molti di questi casi, le vittime erano in condizioni di vulnerabilità (ad esempio, sotto effetto di droghe o con disturbi psichici), oppure già immobilizzate o non costituivano una reale minaccia.

Amnesty contesta la definizione del taser come "arma non letale", perché in alcuni contesti può avere esiti fatali. Se usato in modo scorretto, eccessivo o su persone con particolari condizioni mediche, può causare arresto cardiaco o altri gravi effetti fisici.

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