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Omicidio Giulia Cecchettin

La lettera della sorella di Giulia: “Filippo non è un mostro, ma figlio della cultura dello stupro”

La lettera di Elena Cecchettin al Corriere della Sera dopo l’omicidio della sorella Giulia: “Filippo Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela”.
A cura di Ida Artiaco
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"Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro". È tornata a parlare Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, la 22enne di Vigonovo scomparsa l'11 novembre scorso insieme all'ex fidanzato Filippo Turetta e trovata morta sabato scorso nei pressi del lago di Barcis.

Dopo i suoi commenti sui social e dopo essere intervenuta domenica sera nel corso della trasmissione di Rete 4 Dritto e Rovescio, Elena ha inviato una lunga lettera alla redazione del Corriere della Sera, ribadendo che quanto successo alla sorella non sia vano, ma che si intervenga al più presto per evitare altri femminicidi.

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"La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura", ha scritto la ragazza.

Che ha aggiunto: "Viene spesso detto non tutti gli uomini. Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista".

Infine, un appello alle istituzioni. "Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto", citando ancora una volta le parole dell'attivista peruviana Cristina Torres Caceres.

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Proprio su questo punto, già ieri Elena era intervenuta, inviando un messaggio via social direttamente a Matteo Salvini, che poco prima su X aveva commentato così l’arresto in Germania di Filippo Turetta: "Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita". "Ministro dei trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta. Perché bianco, perché di ‘buona famiglia'. Anche questa è violenza, violenza di stato", aveva replicato la giovane in una storia su Instagram.

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