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Guerra in Ucraina

La guerra del grano, il generale Tricarico: “Solo l’Onu può evitare una carestia senza precedenti”

Il generale Leonardo Tricarico a Fanpage.it: “L’ONU deve prendere in mano la situazione e permettere che il grano ucraino venga distribuito in tutto il mondo”.
A cura di Davide Falcioni
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La guerra in Ucraina è molto più che un problema regionale. A causa dell’aggressione militare di Mosca, infatti, decine di milioni di tonnellate di grano e altri cereali sono ancora bloccati da quattro mesi nei magazzini dei porti sul Mar Nero, circostanza che per il direttore del World food programme delle Nazioni Unite David Beasley "mette a rischio la sicurezza alimentare di 400 milioni di persone", 750mila delle quali corrono il rischio imminente di fame e morte in assenza di soluzioni urgenti. Quello dell'accesso al cibo è oggi uno dei temi centrali, un problema che tuttavia secondo il generale Leonardo Tricarico – ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare – potrebbe essere facilmente risolto con le ricette della diplomazia e del dialogo, restituendo centralità al ruolo dell'ONU.

Il generale Leonardo Tricarico
Il generale Leonardo Tricarico

Generale, come può essere superata la crisi del grano che rischia di causare una carestia tra i Paesi del sud del mondo?

Tra le bizzarrie di questa strana, barbara e anomala guerra c'è il mancato ricorso al dialogo e alle procedure delle relazioni internazionali, così come sono state messe a punto in decenni di esperienze belliche e post belliche. Uno dei temi più scandalosi è l'assenza di un'iniziativa delle Nazioni Unite nella "partita del grano".

Cosa intende?

Se è vero come è vero che i Paesi del sud del mondo vanno incontro a una carestia senza precedenti è necessario individuare nell'ONU l'attore istituzionale che deve prendere in mano la situazione e utilizzare tutti gli strumenti di cui dispone per sbloccare l'impasse. Non si capisce come mai, nella prolificità di risoluzioni del Consiglio permanente delle Nazioni Unite anche per problemi di poco conto, non sia stato prodotto un solo documento dedicato ai cereali bloccati in Ucraina. Tale documento dovrebbe fare appello a un soggetto, ad esempio una coalizione di Paesi volenterosi, affinché vengano create vie marittime di comunicazione sicure per poter far uscire il grano e consegnarlo dove c'è urgente bisogno. Non mi sembra che sia stato ancora sollecitato da nessun Paese un intervento dell'ONU di questo tipo.

Ma Putin vorrà interrompere il blocco navale sulle coste di Odessa?

Non mi sembra che Putin abbia mai dichiarato la sua contrarietà affinché il grano esca da quella città. Anzi, in più di un'occasione ha affermato che non ostacolerebbe un'operazione di questo tipo. Dal canto loro gli ucraini hanno manifestato il timore che sminare i fondali possa aprire la strada a un'invasione russa via mare, ma tale timore è del tutto infondato. A questo punto spetta alla comunità internazionale sbloccare la situazione.

E cosa dovrebbe contenere una risoluzione dell'ONU?

Tale documento dovrebbe rassicurare tutti gli attori in campo rispetto alle loro preoccupazioni. Se la Russia teme che le navi che entrerebbero a Odessa potrebbero portare armamenti per l'Ucraina si organizzino ispezioni approfondite a bordo di esse. Se invece si temono "disturbi" di carattere militare alla navigazione si crei – con il supporto di un'intelligence – una sorveglianza adeguata che individui anche il minimo pericolo per le navi in transito. Naturalmente occorrerebbe un'adeguata protezione marittima, sottomarina e contro l'eventuale impiego di missili da crociera. Un piano del genere sarebbe anche l'occasione – finalmente – per vedere all'opera le Marine Militari, il cui contributo finora è stato modesto.

La sua proposta sembra percorribile. Ma allora perché un piano del genere non è stato ancora preso in considerazione da nessuno?

Credo che la sfiducia sia causata da una diplomazia parallela e da accordi che ignoriamo. Dovremmo obbligare la Russia a giocare a carte scoperte, fare in modo che si assuma la responsabilità di esprimere un voto contrario in sede di Consiglio di Sicurezza dell'ONU rispetto a un piano per garantire la fuoriuscita in sicurezza di grano dai porti ucraini. Putin deve assumersi la responsabilità delle sue scelte davanti alla comunità internazionale e alla storia. Vorrà essere il responsabile di una carestia globale?

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A garantire la fuoriuscita dei cereali dai porti ucraini dovrebbe essere, secondo lei, un gruppo di Paesi volenterosi. Che ruolo può avere l'Europa?

Spero che si svegli e che oggi stesso, al Consiglio UE, discuta su questo tema. D'altro canto non sarebbe una novità assoluta: Eunavfor med Operation Sophia è stata una missione militare organizzata dall'Unione Europea nel Mar Mediterraneo per gestire il problema dei flussi migratori. Quella missione è stata  ovviamente molto diversa, ma ha evidenziato una capacità di pianificazione in ambito europeo. Credo che una missione per far partire il grano dall'Ucraina potrebbe essere guidata dalla Turchia, visto l'impegno assunto in questi mesi e l'equilibrio avuto finora nei confronti dei due contendenti. Naturalmente, invece, gli Stati Uniti e il Regno Unito dovrebbero restarne fuori avendo mostrato in questi mesi una particolare animosità nei confronti della Russia.

L'Italia ha fornito armi a Kiev e spinto sulle sanzioni a Mosca. Che ruolo potrebbe avere?

L'Italia, come il resto d'Europa, è stata giudicata ostile da Putin per essersi schierata senza tentennamenti al fianco dell'Ucraina. Tuttavia non siamo mai scesi in direttamente campo e ritengo che la posizione del nostro Paese possa essere definita equilibrata e corretta: sia l'opinione pubblica che le istituzioni non hanno mai manifestato ostilità verso la Russia.

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