L’Italia è uno dei Paesi a più basso rischio di suicidi al mondo

Buone notizie per l'Italia: stavolta non si parla di dati economici, né dell'andamento della disoccupazione, bensì del trend dei suicidi. Proprio così: secondo i dati forniti da Monica Vichi e Silvia Ghirini, del Centro nazionale di epidemiologia dell'Istituto superiore di sanità (Iss), nel nostro paese circa 4mila persone ogni anno si tolgono la vita su un numero che, a livello mondiale, è pari a 800mila. Le ricercatrici lo rendono noto a pochi giorni dalla Giornata mondiale di prevenzione del suicidio, in un articolo pubblicato sul sito Epicentro dell'Iss. Secondo i dati di Osservasalute, scrivono, vi è una grande variabilità dei tassi di mortalità per suicidio tra una regione e l'altra, con numeri assai elevati in Val d'Aosta, nella provincia autonoma di Bolzano e in Sardegna. Tre decessi su quattro sono tra gli uomini, mentre i suicidi arrivano a rappresentare ben il 12% delle morti tra i giovani di 15-29 anni. In questa fascia d'età, infatti, una delle prima cause di morte è proprio il suicidio.
In questo quadro l'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù ha attivato un servizio di day hospital dedicato e un call center neuropsichiatrico: la decisione di prendere questa iniziativa è arrivata poiché nel reparto di Neuropsichiatria Infantile ogni anno vengono seguiti circa 50 ragazzi che hanno tentato di togliersi la vita. "Drastici e improvvisi mutamenti nel modo di comportarsi degli adolescenti non vanno sottovalutati", sostiene Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù. "Bambini sempre molto allegri e sereni che improvvisamente diventano chiusi, cupi, che non vogliono più uscire di casa e relazionarsi con gli altri; giovani che mettono in atto comportamenti autolesivi come tagliarsi o ferirsi, che perdono interesse per attività – come lo sport – prima ritenute entusiasmanti; studenti brillanti che hanno un drastico calo del rendimento scolastico; estrema irritabilità, reazioni esagerate a una delusione o a un insuccesso, sono tutti segnali di disagio che i genitori devono cogliere. In situazioni del genere – sottolinea Vicari – il consiglio è di rivolgersi a strutture sanitarie adeguatamente attrezzate per la gestione di questi casi".