L’agguato a Roma è omicidio di ‘ndrangheta: il collegamento con Duisburg

L'omicidio del pregiudicato 67enne ucciso nella Capitale nella notte tra giovedì e venerdì a colpi di fucile è un regolamento di conti tra cosche della ‘ndrangheta calabrese. Ne sembrano convinti gli inquirenti della Squadra Mobile di Roma guidata da Renato Cortese sia per la statura criminale della vittima che per le modalità dell'agguato. Vincenzo Femia, infatti, era considerato un esponete di spicco delle cosca calabrese di San Luca, tristemente famosa per la strage di Duisburg in Germania nel 2007 dove furono ammazzati cinque ragazzi calabresi in un ristorante italiano, e aveva alle spalle precedenti per mafia e traffico di droga. Al momento l'ipotesi più probabile è che Femia stesse trattando un carico di droga visto che i clan della Locride sono da decenni in affari con la mala romana con cui gestiscono le piazze di spaccio. Qualcosa però deve essere andato storto, uno sgarro alla cosca calabrese a cui apparteneva, o un nuovo episodio delle faide calabresi questa volta in trasferta nella Capitale. I particolari indicano che il luogo dell'omicidio è in periferia e isolato, una zona che confina con la campagna e la strada del delitto è solo una traversa della via principale, mentre l'auto su cui si trovava la vittima è stata colpita da entrambi i lati da decine di proiettili. Quel che è certo è che Femia è stato attirato nell'agguato da qualcuno di cui si fidava e ammazzato come un vero boss.