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Ismael è disabile e non parla, cittadinanza italiana negata: “Non può pronunciare la formula, serviranno anni”

Nato in Italia, il ragazzo ha diritto alla cittadinanza italiana da quando ha compiuto 18 anni ma non parla e non può pronunciare la formula di rito. La sua istanza è stata così sospesa e tutto passa in mano alla Prefettura. La sorella: “Serviranno anni, non è giusto”.
A cura di Antonio Palma
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Ismael ha diritto alla cittadinanza italiana, essendo nato in Italia e avendo compiuto i 18 anni di età vivendo sempre nel nostro Paese, ma la sua richiesta è stata negata perché è disabile e non parla e non potrà mai dire “Sì, voglio diventare cittadino italiano”. A raccontare la sua storia è la sorella Aisha Bara, denunciando come la sua disabilità di fatto lo svantaggi ancora di più perché dovrà ora attendere anni e attraversare un iter burocratico lungo e complesso per essere cittadino italiano.

“Sono arrabbiata, per la legge deve dire che vuole essere un cittadino italiano ma mio fratello non parla e non cammina e a lui la cittadinanza serve” ha raccontato nei giorni scorsi la sorella di Ismael, aggiungendo: “Ora deve aspettare altre tre anni o forse anche di più. Questa cosa non la trovo giusta, non solo per mio fratello ma per tutti i disabili”.

Il ragazzo, nato a Napoli da genitori di origine brasiliana e da sempre nel nostro Paese dove oggi vive a Modena, ha la sindrome di West: una forma di epilessia grave che lo ha colpito fin dalla tenera età. Una condizione che lo costringe a stare su una sedia a rotelle senza camminare e nemmeno parlare. Una disabilità che purtroppo si è rivelata decisiva per il ‘rinvio’ della cittadinanza.

La famiglia lo ha scoperto solo quando ha avviato la pratica. Quando ha compiuto i 18 anni, a casa infatti è arrivata una lettera in cui veniva indicato che poteva richiedere la cittadinanza e la famiglia ha proceduto. Una volta negli uffici del Comune, però, sono iniziati i problemi.

Ismael infatti non può pronunciare la formula “Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le Leggi dello Stato Italiano” e serve un iter burocratico molto lungo perché a suo nome parli un familiare. Nemmeno un documento dell’amministratore di sostegno che verbalizzava il fatto che avrebbe parlato la madre al posto suo è servito allo scopo.

“Nonostante il documento, allo Stato civile hanno spiegato che la cittadinanza non può essere concessa senza il consenso verbale dell’interessato” ha raccontato la sorella alla Gazzetta di Modena. La pratica infatti deve passare obbligatoriamente in Prefettura dove, una volta presentata istanza, l’iter può durare anche anni. "È la legge ma vigileremo sui tempi" assicurano dal Comune.

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