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“Inginocchiati ebreo” e poi sputi e botte a un dodicenne. Inchiesta per lesioni e odio razziale

La Procura presso il tribunale dei minori di Firenze, che ieri ha aperto un fascicolo d’inchiesta ipotizzando il reato, ancora a carico di ignoti, di lesione aggravata dall’odio razziale.
A cura di Davide Falcioni
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Immagine di repertorio
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"Devi bruciare nei forni", "inginocchiati ebreo di m***". No, non son state una bravata le frasi pronunciate domenica a Livorno nei confronti di un bambino di 12 anni da parte di due ragazzine di 15 anni. Il caso, infatti, è finito in Procura presso il tribunale dei minori di Firenze, che ieri ha aperto un fascicolo d'inchiesta ipotizzando il reato, ancora a carico di ignoti, di lesione aggravata dall'odio razziale, circostanza prevista dall'articolo 604 ter del codice penale. L'episodio, che si è verificato domenica in un parco pubblico di Venturina, località turistica sul litorale toscano a sud di Livorno,  è stato reso noto due giorni fa dal padre del ragazzino preso di mira che ha sporto denuncia ai carabinieri della compagnia di Piombino.

Le due adolescenti che avrebbero aggredito il bambino non sono ancora state interrogate, ma come riporta Repubblica nelle chat di Paese sta circolando nelle ultime ore la loro versione: "Non abbiamo cominciato noi. Anche il ragazzino ci ha offeso", avrebbero scritto. Le famiglie delle due intanto non si sarebbero ancora messe in contatto per le scuse col papà della vittima, che il sindaco di Siena ha invitato per il Giorno della Memoria. L'uomo, tuttavia, ha smentito che il figlio avesse con sé coltellino: "Non ne ha uno, è un portachiavi. Quelle ragazzine non erano amiche sue, gli hanno detto di star zitto, lui ha risposto e lo hanno ricoperto di sputi, chiamato ebreo, umiliato". L'uomo ha aggiunto: "Io non ce l’ho coi genitori delle ragazzine ma sono devastato, come mio figlio. Mia nonna si salvò perché le vicine di casa la avvertirono dell’arrivo dei tedeschi, mio figlio si è trovato solo. Devono vergognarsi. Non mi hanno chiesto scusa ma devo dire che umanamente potrei accettarle, moralmente no: c’è un’indagine, non è una ragazzata".

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