Indipendentista sardo a processo, si difende in lingua sarda: serve traduttore
Ha deciso di rendere dichiarazioni spontanee durante il processo a suo carico per false fatturazioni e false attestazioni, ma per ha deciso di difendersi in"limba", la lingua sarda, così per la prima volta la Corte d'Appello di Cagliari ha dovuto chiamare in aula un traduttore dal sardo all'italiano che in simultanea riferisse ai giudici in italiano quanto diceva l'imputato. Del resto il protagonista della storia è Salvatore Meloni noto come Doddore Meloni, storico leader del movimento indipendentista sardo Meris che in passato ha tentato anche la trada di un referendum per l'indipendenza dell'Isola.
Secondo il sostituto procuratore generale Michele Incani, che sosteneva l'accusa, quella di Meloni però è stata solo una trovata per difendersi dal processo e non nel processo. "Sono tutti espedienti per evitare che il processo venisse celebrato" ha dichiarato infatti il magistrato in aula. Il legale di Meloni, l'avvocato Cristina Puddu, invece ha ribadito il diritto del suo assistito di difendersi in sardo visto che anche la Procura di Oristano aveva tradotto in sardo l'avviso di conclusione delle indagini preliminari.
L'arringa in sardo però non è servita a Meloni per evitare la condanna visto che la Corte d'Appello di Cagliari ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Oristano condannandolo a tre anni. "La conferma della condanna a tre anni non è l'ennesima batosta giudiziaria, ma la prima pietra della futura indipendenza della Sardegna" ha commentato Meloni, annunciando il ricorso prima in Cassazione e poi anche al Tribunale internazionale dei diritti dell'uomo.