Indagato Bellavista Caltagirone, sequestrati aereo e yacht per 145 milioni

Francesco Bellavista Caltagirone resta in carcere accusato di frode per 35 milioni di euro. L'imprenditore è stato indagato dalla procura di Roma, assieme ad altre 17 persone, per associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale e e nei suoi confronti la Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro record di 145 milioni di euro tra Italia ed estero tra i quali spiccano un aereo Falcon ed un superyacht di oltre 70 metri. E' bene specificare che questo filone di indagine è diverso da quello culminato con l’arresto dell’imprenditore del 19 marzo legato alle vicende del porto turistico di Fiumicino, su cui indaga la procura di Civitavecchia. Nel decreto che ha portato oggi al sequestro di quasi tutte le proprietà ed i beni riconducibili all’immobiliarista (sono 23 gli immobili bloccati valgono circa 15 milioni di euro: 18 sono in Italia – tra cui appartamenti a Roma, Milano e provincia, Venezia e una villa ad Anacapri – e 5 in Costa Azzurra) c'è un passaggio in cui il gip Antonella Minunni scrive che Francesco Bellavista Caltagirone "risulta sostanzialmente nullatenente sul territorio nazionale" e "solo a seguito dei provvedimenti emessi dalle autorità giudiziarie di Imperia e di Civitavecchia si è giunti alla individuazione dei beni immobili in uso allo stesso sul territorio italiano". E ancora:
Le indagini hanno consentito di affermare che il Bellavista Caltagirone ha fittiziamente intestato a società estere o italiane tutti i beni immobili, mobili registrati e immobili nella sua disponibilità esclusiva, beni che pertanto debbono ritenersi a tutti gli effetti di sua proprietà superando lo schermo societario frapposto al solo scopo di sottrarsi al pagamento in Italia delle imposte dovute".
Le indagini delle Fiamme gialle di Roma, coordinate dalla procura capitolina, avrebbero infatti rivelato l'esistenza di una miriade di imprese estere, prevalentemente ubicate, oltre che in Lussemburgo, a Cipro, nel Principato di Monaco, a Madeira, in Francia ed in numerosi paradisi fiscali oltreoceano (tra cui le Isole Vergini Britanniche e le Antille Olandesi), per lo più utilizzate dall'imprenditore per l'intestazione di beni mobili ed immobili, sia in Italia che all'estero, nella esclusiva disponibilità sua e dei familiari. Ma le società in realtà operavano in Italia, spiega il Comando provinciale di Roma, "con la conseguente attrazione a tassazione" dei redditi prodotti nel nostro Paese: circa 600 milioni, cui corrispondono imposte dirette evase pari a circa 162 milioni.