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Covid 19

“Il virus non si è attenuato, non creare false sicurezze”: l’appello degli infettivologi Simit

Per gli infettivologi della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) non ci sono prove che il coronavirus si sia “rabbonito”. “Non ci risultano evidenze molecolari che depongano per mutazioni del virus che ne possano giustificare un’attenuazione. Riteniamo dunque che ipotesi non confermate sulla minor virulenza di Sars-CoV-2 possano creare false sicurezze e ridurre pericolosamente l’attenzione nel seguire le misure di prevenzione”, spiega Massimo Galli.
A cura di Susanna Picone
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I numeri dell’emergenza coronavirus registrati nei primi giorni della fase 2 sono abbastanza incoraggianti tanto da permettere di recuperare l'ottimismo e di allentare le misure restrittive imposte durante il lockdown. Ma bisogna ricordare che non ci sono prove che il virus si sia ‘rabbonito'. A sottolinearlo sono gli infettivologi della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali). "La riduzione della pressione per nuovi ricoveri di casi gravi di Covid è conseguenza del decreto di distanziamento sociale che ha portato a richiedere alla popolazione tutta di rimanere in casa, a sospendere molte attività economiche e a chiudere scuole e università; ciò ha permesso di interrompere anche l'ulteriore diffusione dell'epidemia, ma non certo l'attenuazione della virulenza di Sars-CoV-2", è il pensiero di Massimo Andreoni, primario delle malattie infettive del Policlinico di Tor Vergata e direttore scientifico di Simit.

Anche secondo Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano e past president Simit, le misure di contenimento hanno consentito di imbrigliare la prima fase dell'epidemia di coronavirus, bloccando la sua ulteriore estensione o almeno limitandola ai contagi trasmessi in famiglia da persone tornate a casa con l'infezione in atto. “La prima ondata dell'epidemia ha portato alla manifestazione dei casi clinici di maggiore gravità, che si sono gradualmente ridotti di numero nelle ultime settimane in relazione alla riduzione del numero dei nuovi contagi. La maggior disponibilità di posti letto per casi di media gravità ha poi modificato la composizione della casistica ricoverata, mentre la possibilità di un ricovero più precoce e l'affinamento delle cure hanno frenato l'evoluzione negativa in numerosi casi", ha spiegato Galli.

Marcello Tavio, direttore delle Malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona e presidente Simit, ha spiegato che in questa fase serve molta prudenza nell'interpretazione dei dati, “ma è fondamentale non confondere gli effetti con le cause”. “Osserviamo meno casi gravi perché si verificano meno nuove infezioni; e questo è evidentemente il frutto dell'azione di contrasto alla diffusione dell'infezione da coronavirus”, così Tavio, che aggiunge che se in futuro il virus muterà al punto da non causare malattia nell'uomo “dovremo averne un'evidenza epidemiologica, prima ancora che laboratoristica”. Ma per ora non è così. "Allo stato attuale delle conoscenze non ci risultano evidenze molecolari che depongano per mutazioni del virus che ne possano giustificare un'attenuazione –  ha detto ancora Galli – Riteniamo dunque che, in occasione della fase 2, ipotesi non confermate sulla minor virulenza di Sars-CoV-2 possano creare false sicurezze e ridurre pericolosamente l'attenzione nel seguire con il necessario rigore le misure di prevenzione".

"Per sostenere certe affermazioni ci vogliono grandi numeri, forti evidenze e robusti dati molecolari che evidenzino modificazioni sostanziali del virus – è quanto inoltre ha sottolineato Claudio Mastroianni, vice presidente Simit e direttore Uoc Malattie infettive del Policlinico Umberto I – Altrimenti affermazioni tipo ‘il virus si è depotenziato' servono solo a creare false sicurezze e facilitare la sottovalutazione di un problema che permane serio, tanto più nella cosiddetta fase due. Pur confidando nella presa di coscienza della popolazione, noi comunque ci attendiamo un possibile nuovo aumento dei casi terminata la fase di incubazione dopo la fine del lockdown dello scorso 4 maggio. Restiamo vigili e pronti per intervenire".

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