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Matteo Messina Denaro

Il Riesame sul carcere per Alfonso Tumbarello, medico di Messina Denaro: “Al servizio di Cosa Nostra”

Secondo il Tribunale del Riesame di Palermo, il medico Alfonso Tumbarello avrebbe “messo le sue competenze nel settore sanitario al servizio di Cosa Nostra”. Per questo motivo, i giudici hanno deciso di confermare la custodia cautelare in carcere per il professionista che curava Matteo Messina Denaro.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Secondo il Tribunale del Riesame di Palermo, il medico Alfonso Tumbarello avrebbe "messo l'esercizio della professione sanitaria al servizio del più ricercato latitante dell'associazione mafiosa, dimostrando la permeabilità all'agevolazione dell'interesse dell'intera Cosa Nostra e dei suoi esponenti più rappresentativi, così da perpetuarne l'operatività". Il Riesame ha depositato nella giornata di ieri, lunedì 3 aprile, le motivazioni del provvedimento col quale è stato confermato il carcere per il dottore che negli anni ha curato Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso 16 gennaio nei pressi della clinica privata La Maddalena di Palermo.

L'arresto del boss Matteo Messina Denaro
L'arresto del boss Matteo Messina Denaro

Tumbarello è accusato di falso e associazione mafiosa per aver curato per almeno due anni il boss che si nascondeva dietro il falso nome di Andrea Bonafede. Il medico prescriveva al capo di Cosa Nostra centinaia di ricette per esami e farmaci. Secondo le autorità, inoltre, il professionista conosceva il volto del vero Andrea Bonafede, l'uomo che aveva prestato l'identità a Matteo Messina Denaro permettendogli di vivere una vita quasi normale in Sicilia.

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Secondo i giudici, l'indagato era al centro di una rete di relazioni territoriali e sanitarie che avrebbero permesso al boss di continuare la sua latitanza per anni fino al 16 gennaio, quando Messina Denaro è stato fermato con un blitz dei Ros nei pressi della clinica privata nella quale continuava a seguire le terapie oncologiche. "In definitiva – si legge nella motivazione – Tumbarello si trova al centro di quel crogiuolo di relazioni territoriali e sanitarie, tutte da accertare, che hanno garantito le mistificazioni necessarie per assicurare nel tempo la latitanza del buss e che al contempo valgono a radicare il pericolo della ripetibilità di condotte simili in favore dell'associazione mafiosa". Per i magistrati, Tumbarello potrebbe "aver messo a disposizione di Cosa Nostra le sue conoscenze e competenze nell'ambito sanitario".

Il fascicolo sanitario secretato

Il boss avrebbe infatti chiesto che il suo fascicolo sanitario elettronico venisse sanitario. Il dossier racconta la storia medica di ciascun cittadino e ogni paziente può decidere se renderlo o meno visibile agli operatori sanitari. Il capomafia aveva negato il consenso alla conoscenza del suo percorso sanitario. Secondo gli inquirenti, alla luce di quanto scoperto di recente durante le indagini, Tumbarello sarebbe stato a conoscenza della vera identità del boss. Davanti alle autorità il medico ha sempre asserito di non aver mai visto Messina Denaro in viso. "Per mantenere privata la sua patologia – ha affermato- non voleva farsi visitare in studio".

Il racconto del nuovo medico di base

Alla difesa non hanno creduto i pm, sostenuti dal racconto di Gianfranco Stallone, medico di base che lo ha poi sostituito dopo il pensionamento. Stallone ha infatti dichiarato che il dossier del paziente non era consultabile perché riservato e che la pratica è sconosciuta a quasi tutti i cittadini italiani. La circostanza ha indotto gli investigatori a pensare che qualcuno, esperto nel settore, abbia suggerito a Messina Denaro l'escamotage per tenere al sicuro la sua latitanza.

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