Il prete che nega le nozze a una donna in punto di morte

Una storia d'amore durata una vita quella tra Josè e Angela. Un fidanzamento lungo 22 anni che lui, 41 enne militare della base di Decimomannu, voleva suggellare col matrimonio, prima che il male incurabile di lei, se la portasse definitivamente via. Ma Padre Carrucciu, prete del Policlinico di Monserrato (Cagliari), dove la donna era ricoverata in seguito ad un tumore maligno, non avrebbe concesso le nozze alla paziente: «Era ormai in fin di vita, e non era in grado di intendere e di volere» ha detto il cappellano. Il matrimonio non si è celebrato e poche ore dopo quel "no", Angela si è spenta. La triste storia è raccontata dal quotidiano L’Unione Sarda e riporta alla memoria l'altrettanto toccante vicenda di Charlotte, immigrata del Benin, e del suo amore palermitano, Mimmo Lucchese. Ma se in quella complicata circostanza nessuno si è opposto alle nozze (celebrate anche grazie all'intervento dell’ambasciatore del paese africano), in questo caso non è andata così.
Un male incurabile – Angela si ammala ad Agosto. Il medico a cui si rivolge le dà l'angosciante notizia: è un tumore maligno, molto difficile da combattere. Josè decide di starle vicino ogni momento. Brucia tutte le ferie e per sua fortuna, i suoi superiori dimostrano particolarmente sensibili e gli concedono anche la straordinaria, periodo di assenza dato in casi eccezionali. Ma alla fine del mese scorso le condizioni di Angela diventano critiche e i sanitari decidono di tenerla in coma farmacologico per evitarle ulteriori sofferenze. Al momento dell'estrema unzione, la sorella di lei chiede al cappellano di celebrare anche il matrimonio. Ma lui rifiuta, «sostiene che non può perché la donna non è in grado di intendere e di volere» dice José.
La replica del prete – E l'uomo di chiesa non smentisce la ricostruzione. Afferma di non aver potuto agire in maniera diversa, in quanto il diritto canonico vieta che questo avvenga senza il consenso esplicito di entrambi i coniugi. «Sono stato chiamato», dice all'Unione Sarda, «per l'unzione degli infermi. Ho constatato che la paziente non era cosciente. Dopo che gli ho conferito il sacramento, una delle persone presenti ha detto: ma il matrimonio? Ho chiamato un medico per constatare se la donna fosse in grado di intendere e di volere. Non potevo fare cose che non erano di mia competenza. La persona non era in grado di esprimere il suo consenso».