Il portiere amico di Bergamini: “Vogliamo giustizia per Denis, con le maglie dei calciatori aiutiamo la famiglia”

Sono passati esattamente 36 anni dalla morte di Denis Bergamini, che aveva 27 anni ed era un calciatore del Cosenza quando morì. Per anni la sua morte è stata catalogata come suicidio. Un anno fa, al termine del processo di primo grado, la sua fidanzata dell'epoca, Isabella Internò è stata condannata a 16 anni. Da meno di un mese è iniziato il processo d'appello.
Uno dei suoi compagni di squadra Luigi Simoni, che faceva il portiere, da tempo cerca di sostenere economicamente la famiglia Bergamini mettendo all'asta maglie di calciatori. Di questa iniziativa, del processo e del vecchio amico ne ha parlato nell'intervista a Fanpage.it.
Sui social da diverso tempo metti all'asta maglie di calciatori di ieri e di oggi, come mai lo fai?
L’asta è nata quando diedero il via al processo per la morte di Denis Bergamini. Inizialmente io di mio vendetti alcune magliette, come quella di Rizzitelli e quella di Stefano Tacconi, e diedi il ricavato alla famiglia Bergamini. All'epoca c'era il conto dell'associazione verità per Bergamini. Poi siccome Donata, la sorella, non ha potuto più seguire l'associazione a causa del processo, io ho aperto una postepay con la quale ho raccolto il ricavato delle aste che ho girato completamente alla causa Bergamini. Quei soldi sono stati usati per le spese legali, ma anche per le spese di trasferte. I viaggi non sono di una o due ore. Ogni volta che Donata e l'avvocato si spostano fanno mille chilometri.
In questa iniziativa sei riuscito a coinvolgere anche tanti amici.
Sì, è vero. Non ci sono solo io in questa situazione, ma ci sono anche tutti i miei compagni del Cosenza Calcio, che hanno raccolto tutte le magliette che avevano. Siamo riusciti a raccogliere da 50 a 60mila euro di maglie. C’è chi è andato a vedere negli scantinati chi nei granai. In più c’è stata tanta gente che ha voluto partecipare e che ci ha regalato magliette da mettere all’asta. Questo è stato un movimento totalmente spontaneo che non pensavo potesse nascere. Ci hanno aiutato pure la Juventus e il Sassuolo, donandoci delle magliette. Perché la vicenda di Denis sta a cuore a parecchia gente, che vuole verità e giustizia.

Anche tu hai preso parte ad alcune udienze del processo Bergamini.
Anni fa venni chiamato a testimoniare al processo. E sono stato spesso alle udienze, anche in quella dello scorso 24 ottobre quando è iniziato l'appello, insieme ad Alberto Urban, altro compagno di squadra del Cosenza dell'epoca. Il processo di primo grado ha visto la condanna di Isabella Internò a 16 anni di carcere, ma è il primo grado. Diciamo che è il primo tempo.
La tua opinione riguardo alla morte di Bergamini è sempre stata chiara.
Al di là di quello che diranno gli altri due gradi di giudizio, c’è una verità assodata: certificata dalla magistratura, Bergamini non si è suicidato. Questo lo ha accertato il Tribunale con le prove scientifiche. Le perizie medico legali non sono di parte, sono fatte dai periti. Le mie idee sono le mie, come quelle dei nostri vecchi compagni di squadra. Ma la scienza non è sindacabile.
Eri presente in Tribunale quando è stato aperto il processo d'appello.
Ho assistito lo scorso 24 ottobre alle eccezioni procedurali fatte dalla difesa e mi veniva da sorridere. Hanno detto che non sono mai stati sottoposti a confronto diretto i periti delle due parti nel processo di primo grado. Ma non è vero, io ero presente, so che è stata la difesa a non aver voluto lo scontro tra i periti. In ogni caso ognuno fa il proprio lavoro e saranno i giudici a stabilire le cose. Noi sappiamo che Bergamini non si è suicidato e questa cosa rimarrà certa.

Bergamini è idealmente sempre con voi calciatori di quel Cosenza e tempo fa lo avete ricordato tutti insieme.
Noi abbiamo voluto fare una commemorazione a Boccaleone. Ci siamo recati al cimitero a salutare il ‘Berga’, volevamo fare una cosa inter nos. Ma lo hanno saputo i media e sono sono venuti a fare riprese e interviste. Lì c'era gente che conoscevo poco o niente. È stato emozionante. Poi molti sapendo delle aste ci hanno portato delle maglie. Tutti stiamo cercando di dare una mano alla famiglia Bergamini sotto l’aspetto economico. Considera ne hanno spesi tantissimi di loro conto, dal 1989 a oggi. Stiamo pensando di ritrovarci un’altra volta il prossimo gennaio.
Nel frattempo continuerai a mettere all'asta maglie di calciatori.
Certo. Ho ancora qualche asso nella manica. Mi ha chiamato un amico di Alberto Urban, che sta facendo la raccolta tra i calciatori di Serie A che conosce che a breve mi porterà un’altra serie di maglie.