Il piccolo Angelo era vivo quando fu lasciato nella culla a Bari: lo ha ucciso il freddo

Era ancora vivo quando è stato adagiato nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, a Bari. È morto da solo, in silenzio, per il freddo. Si chiamava "Angelo", almeno così lo ha voluto ricordare il sindaco, Vito Leccese, dopo che il suo corpicino è stato trovato senza vita la mattina del 2 gennaio. Aveva solo poche settimane di vita.
Ora, a distanza di mesi, le indagini si avviano verso la conclusione. L'ultimo tassello è arrivato grazie a una consulenza genetica affidata dal sostituto procuratore Marcello Catalano al professor Carlo Previderè dell’Università di Pavia. Sul materassino della culla è stata rinvenuta urina, compatibile con il Dna del piccolo Angelo. Una traccia che non lascia dubbi: il neonato era vivo quando è stato lasciato lì.
A ucciderlo, come ha certificato l’autopsia, è stata l’ipotermia, sopraggiunta tra le quattro e le dieci ore successive all’abbandono. Non un infanticidio diretto, ma una tragica concatenazione di negligenze e malfunzionamenti.
Due persone risultano ufficialmente indagate per omicidio colposo: il parroco della chiesa, don Antonio Ruccia, e il tecnico Vincenzo Nanocchio. Quest’ultimo aveva installato la culla termica nel 2014 e, solo poche settimane prima della tragedia, ne aveva cambiato l’alimentatore a seguito di alcuni blackout. Un’operazione che però non ha impedito il guasto fatale.
Le consulenze tecniche hanno infatti evidenziato gravi malfunzionamenti. Il materassino, che avrebbe dovuto attivare l’allarme e far partire una telefonata d’emergenza sul cellulare del parroco, non era idoneo a rilevare il peso del neonato. L’allarme non è mai scattato. E la stanza, che avrebbe dovuto essere riscaldata da un climatizzatore, era invece gelida: l’apparecchio perdeva gas, diffondendo aria fredda.
La Procura di Bari indaga anche per abbandono di minore a carico di ignoti. Ma alla luce degli ultimi accertamenti, questa ipotesi potrebbe presto essere stralciata. Resta, però, una verità dolorosa: quella culla, pensata per salvare, si è trasformata in una trappola silenziosa. E Angelo, il piccolo senza nome, è morto di freddo nell’indifferenza di un sistema che avrebbe dovuto proteggerlo.