Il “piano” per riportare i bimbi nella casa nel bosco a Chieti: bagno con fitodepurazione e una stanza in più

Nel "piano" per riportare i tre bimbi cresciuti nel bosco di Chieti a casa con i genitori, vi sarebbe anche la ristrutturazione dell'immobile in pietra dove i minori vivevano con i familiari. Le condizioni di vita dei piccoli sono i principali motivi del contendere con il Tribunale, che ha disposto il trasferimento dei fratellini in una casa famiglia.
L'avvocato Giovanni Angelucci sta studiando le cinque pagine dell'ordinanza con la quale i minori sono stati portati via dal bosco nel quale sono cresciuti. A Fanpage.it, però, il legale specifica che la struttura in pietra "non è un rudere", ma che si tratta di una casa colonica, un'abitazione rurale "regolarmente acquistata nel 2021". "La definizione di rudere – sottolinea Angelucci – è quella di una struttura in rovina, senza un tetto o senza muri. I carabinieri ne hanno dato la definizione senza essere competenti in materia e hanno sbagliato".
Come cambierebbe la casa della famiglia che vive nel bosco
Il progetto di ristrutturazione della casa in pietra, spiega l'avvocato a Fanpage, non è ancora stato depositato, ma sarà presentato con tutte le probabilità nei prossimi giorni. Un ingegnere ha previsto la costruzione di un bagno e di una stanza in più per i tre fratellini.
Al momento, la casa in pietra ha una superficie di 40 metri quadrati, con cucina e uno stanzone con 4 letti. Fuori dall'abitazione, vi è una roulotte. Nella casa non sarebbero allacciate le utenze, mentre il gas è sostituito da una bombola che alimenta una stufa. In cucina, vi è un caminetto, mentre al posto dell'elettricità in casa ci sono dei led impiantati al soffitto. L'acqua viene invece prelevata da una fonte.
Con la ristrutturazione, è prevista la costruzione di un bagno e di una nuova stanza da letto per i bambini. Secondo il legale della famiglia, la ristrutturazione era "già prevista" dai genitori dei piccoli, che ora però dovranno accelerare i tempi. "Invece di realizzarla in tre anni, andrà realizzata in tempi lampo" ha spiegato a Fanpage.it, sottolineando anche che i genitori dei tre bimbi hanno "sempre rifiutato l'aiuto economico esterno" perché "non ne avevano bisogno".
"Il sindaco del Comune di Palmoli aveva offerto loro 4mila euro per costruire un ‘pozzo nero', perché da lì non passa la condotta fognaria del paese. Loro si sono rifiutati, proprio perché non vogliono vivere a spese dello Stato. Hanno invitato l'amministrazione a dare quei soldi a chi veramente ne ha bisogno. Hanno espressamente detto che tutti i lavori che saranno necessari, saranno eseguiti a spese della famiglia".
L'attestato di idoneità statica per la casa in pietra
Secondo il rapporto redatto dai carabinieri risalente al 4 ottobre 2024, l'abitazione sarebbe instabile e posizionata in un'area a rischio sismico. L'avvocato ha però respinto con forza questa ricostruzione. "Due settimane fa abbiamo chiesto a un ingegnere strutturista ambientale, l'attestato di idoneità statica. Tra l'altro, era già stato realizzato nel mese di novembre, purtroppo un giorno dopo la firma del provvedimento del Tribunale che è stato notificato soltanto il 20. L'attestato sottolinea che la casa non è in pericolo di crollo e che non è affatto un rudere" ha ribadito il legale.
Il progetto per la ristrutturazione verrò depositato tra oggi e domani tramite pec al Comune di Palmoli. "I genitori dei bimbi avevano già concordato con il Comune di eseguire una costruzione adiacente alla casa. Avrebbero dovuto farlo in tre anni, ma visto il clamore mediatico e quello che è successo, bisognerà fare tutto subito". Per il bagno, in particolare, è previsto un progetto di fitodepurazione, ossia un processo naturale di depurazione delle acque reflue che utilizza piante e microrganismi in un sistema di bacini impermeabilizzati e riempiti di ghiaia. L'idea è quella di utilizzare piante come canne e bambù e i batteri nelle loro radici per filtrare e degradare gli inquinanti organici, ottenendo così acqua pulita.
I progetti di fitodepurazione sono previsti dalla legge e sovvenzionati dalla Comunità Europea, attraverso vari programmi e fondi, per via della loro natura di soluzioni sostenibili per il trattamento delle acque reflue.