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Guerra in Ucraina

Il generale Battisti spiega tutti i motivi per cui la controffensiva ucraina finora ha fallito

Scarso addestramento, mancato effetto sorpresa, poco coordinamento delle operazioni da parte dei vertici militari ucraini e soprattutto grave sottovalutazione del nemico: per questo secondo il generale Giorgio Battisti la controffensiva di Kiev contro la Russia finora ha fallito.
Intervista a Generale Giorgio Battisti
Ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA)
A cura di Davide Falcioni
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L'amministrazione statunitense annuncerà a breve l'invio di cluster bombs all'Ucraina nell'ambito di un nuovo pacchetto di aiuti militari da 800 milioni di dollari. Secondo le fonti il Pentagono, gli USA forniranno a Kiev con bombe che hanno un "dud rate" ridotto, cioè con un minor rischio che nel lancio restino proiettili inesplosi che possono provocare la morte di civili.

Kiev da tempo fa pressioni affinché riceva un gran numero di queste armi estremamente controverse, e vietate da 123 Paesi del mondo, ma Washington ha finora opposto resistenza a causa del suo potenziale in termini di danni indiscriminati ai non belligeranti. La svolta è arrivata negli ultimi giorni: l'Ucraina, infatti, ha affermato che le bombe a grappolo aiuterebbero la controffensiva contro le truppe russe consentendo alle sue forze di colpire efficacemente le posizioni nemiche trincerate e di superare il gap in termini di uomini e artiglieria. L'uso delle munizioni a grappolo non rappresenta di per sé un crimine di guerra, ma può diventarlo se lanciate contro i civili. A causa di questi rischi, 123 Paesi – Italia compresa, ma non Stati Uniti, Russia o Ucraina – hanno firmato un trattato del 2008 – noto come Convenzione sulle munizioni a grappolo – promettendo di non produrle, utilizzarle, trasferirle o accumularle.

L'invio delle cluster bombs, dunque, è decisamente controverso e mette alla luce le difficoltà che sta incontrando l'Ucraina a un mese dal lancio dell'offensiva. Difficoltà che il generale Giorgio Battisti, ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA), attribuisce però non solo e non tanto a una carenza di armamenti, quanto a uno scarso addestramento dei soldati e a un mancato coordinamento da parte dei vertici militari.

Generale Giorgio Battisti
Generale Giorgio Battisti

Dopo un mese a che punto è l’offensiva ucraina?

Parafrasando il titolo di un famoso romanzo di Erich Maria Remarque potremmo dire "Niente di nuovo sul fronte orientale". Dopo oltre un mese la controffensiva ucraina non ha sostanzialmente portato a nessun risultato apprezzabile come probabilmente si attendevano sia i vertici di Kiev che quelli di Nato e Unione Europea. Ieri lo stesso presidente Zelensky ha ammesso che l'attacco è stato lanciato troppo tardi ed ha incolpato di ciò i ritardi nelle forniture di armi ed equipaggiamenti da parte dell'Occidente, ritardi che hanno consentito all'esercito russo di organizzare efficacemente le proprie linee difensive. Chiaramente questa è la posizione del capo di uno Stato che non riesce a mantenere fede alle promesse fatte qualche mese fa, quando disse che il conflitto sarebbe terminato probabilmente entro la fine dell'estate.

Al momento Russia e Ucraina stanno conducendo una guerra di logoramento: nessuno dei due riesce a prevalere nettamente sull'altro. Gli stessi vertici ucraini riferiscono di progressioni di poche centinaia di metri al giorno a est di Bakhmut e di qualche chilometro nell'area di Zaporizhzhia, la zona probabilmente più sensibile del fronte. Parliamo di risultati veramente limitati: di fatto gli ucraini non sono riusciti neanche a intaccare la prima linea difensiva russa, ma sostengono di non aver ancora lanciato l'attacco decisivo impiegando le altre nove brigate di riserva – circa 50mila uomini – di cui dispongono. Kiev spera anche in un crollo psicologico delle truppe russe, ma questo cedimento al momento non si è ancora visto.

Cosa non sta funzionando nella controffensiva ucraina?

I motivi del fallimento della controffensiva ucraina possono essere tanti. Forse Kiev ha sopravvalutato le proprie capacità e avuto eccessiva fiducia nel supporto fornito dall'Occidente sia in termini di mezzi da combattimento che di addestramento del personale. Più fonti occidentali accreditate riferiscono che dallo scorso inverno sono stati formati oltre 50mila soldati ucraini secondo gli standard Nato, sulla carta migliori di quelli della controparte russa. Probabilmente però Kiev non ha fatto i conti con la Russia, un Paese che storicamente riesce sempre a migliorare le proprie capacità operative facendo tesoro degli errori commessi: questo è avvenuto contro i tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale e ancora prima, nel 1939/1940, contro la Finlandia. La Russia oggi non ha più la capacità di condurre grandi offensive: consapevoli di questo limite dovuto alla mancanza di personale, si sono  fortificati consolidando le posizioni acquisite. Così, lungo un fronte lungo oltre mille chilometri, Mosca ha creato più linee difensive intervallate da fossati anticarro, campi minati, armi controcarro. Queste difese hanno fatto sì che, soprattuto nei primi giorni della controffensiva, Kiev perdesse molti uomini ma anche decine di carri armati Leopard I e II (che sembrava dovessero risolvere il problema), veicoli da trasporto truppe Bradley e molto altro.

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Zelensky sostiene che la lentissima progressione è dovuta a scarse forniture di armi da parte dell'Occidente. Tuttavia due mesi fa il comandante militare della Nato, generale Christopher Cavoli, dichiarò che il 98% dei veicoli da combattimento promessi all'Ucraina dagli alleati erano stati consegnati. Insomma, Kiev ha solo un problema di equipaggiamenti militari?

No, io penso che i problemi siano anche altri. Kiev non ha valutato adeguatamente le capacità difensive russe. Inoltre l'Ucraina non dispone di capacità aerea e può contare su una limitata capacità contraerea: questo significa che le colonne di soldati che avanzano sono sottoposte al fuoco d'artiglieria russo, ma anche ad attacchi aerei portati da elicotteri da combattimento, jet e cacciacarri. L'aviazione russa non può spadroneggiare, ma può muoversi comunque con una relativa facilità. E storicamente senza una forte copertura aerea ogni offensiva è soggetta ad essere duramente attaccata. Ma a tutto ciò va aggiunto altro: i migliori soldati ucraini sono stati logorati nella difesa di Bakhmut durata dieci mesi, città con un valore strategico assai limitato. La conseguenza è che a combattere oggi sono soprattutto giovanissimi e riservisti anziani scarsamente addestrati e impreparati ad affrontare il fuoco nemico. Inoltre l'afflusso di mezzi occidentali non è sempre stato adeguatamente coordinato e sincronizzato dallo stato maggiore ucraino. Per finire: da punto di vista teorico ogni offensiva necessità di un elemento di sorpresa: tale elemento non c'è mai stato perché da mesi si parlava di un attacco ucraino. E i russi ne hanno approfittato…

Gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di bombe a grappolo, armi estremamente controverse e pericolose anche per i civili a guerra conclusa. Cosa ne pensa?

Innanzitutto stando a quanto riferiscono diverse fonti sul campo di battaglia sia i russi che gli ucraini stanno da tempo impiegando cluster bombs: né gli Stati Uniti, né la Russia e l'Ucraina sono infatti tra i 123 Paesi, dei 193 che compongono l'Assemblea Generale dell'ONU, che nel 2008 hanno firmato la Convenzione sulle munizioni a grappolo che ne proibisce sempre l'utilizzo. Queste armi sono molto controverse: si tratta di proiettili che a una certa altezza si aprono e proiettano decine o centinaia di sub-munizioni letali. Si tratta di una pioggia di bombe, che si espandono su un raggio molto vasto e possono colpire dall'alto le trincee. Questo è lo scopo di Kiev: colpire le fortificazioni russe e sperare di comprometterne le capacità difensive. Il problema è che a seguito di un bombardamento vanno sincronizzate una serie di azioni, ad esempio lanciando all'attacco le truppe di terra. Ma il problema è soprattutto un altro: molte cluster bombs rimangono inesplose per mesi o anni e possono causare vittime civili anche a guerra conclusa. È proprio per questo che 123 Stati ne hanno proibito l'utilizzo.

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Il colonnello e analista austriaco militare Markus Reisner sostiene che l’Ucraina ha sbagliato ad adottare tattiche Nato senza disporre delle armi dell'Alleanza Atlantica, e che ora Kiev starebbe rimodulando la sua strategia non più puntando sui carri armati, ma su piccoli blitz di fanteria. È vero?

Ho letto anche io l'analisi di Reisner e trovo sia complessivamente pertinente. Aggiungo che dal mio punto di vista le aspettative di Nato e Occidente hanno probabilmente illuso Kiev di riuscire a ottenere grandi risultati dalla controffensiva estiva. Per entrare nel merito: l'addestramento dei 50mila soldati ucraini secondo gli standard Nato è stato molto accelerato: consideriamo che per fare un buon soldato italiano, francese o statunitense in grado di operare correttamente sul campo di battaglia senza morire dopo pochi giorni serve più di un anno, tant'è vero che i nostri militari inviati all'estero negli ultimi vent'anni avevano sempre almeno 18 mesi di formazione. L'addestramento dei soldati ucraini è stato invece estremamente accelerato: basti pensare che un artigliere americano viene considerato idoneo ad impiegare un cannone da 155 millimetri dopo un addestramento, successivo a quello di base, di ben sette settimane. Gli artiglieri ucraini sono stati addestrati invece in un periodo di sei giorni, sostenendo che essi sapevano giù utilizzare cannoni di provenienza sovietica. Il problema è che l'accelerazione dell'addestramento ha impedito la sincronizzazione di tutte le pedine: puoi saper guidare un carro armato, ma se non sai utilizzarlo in modo corale con gli altri reparti serve a ben poco. Passatemi il paragone: una squadra di calcio può dotarsi del miglior attaccante in circolazione, ma senza il supporto dei compagni di squadra non riuscirà a vincere le partite e tanto meno il campionato.

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