“Il caldo estremo surriscalda il Mediterraneo, rischiamo violenti nubifragi”: parla il climatologo Pasqui

L’estate 2025 si è aperta con un’ondata di calore eccezionale che ha investito gran parte dell’Europa, con temperature ben oltre le medie stagionali. Un fenomeno che, pur rientrando nelle dinamiche tipiche del clima mediterraneo, si sta manifestando in modo sempre più precoce, intenso e duraturo, evidenziando una volta di più quanto il cambiamento climatico stia alterando la frequenza e la forza degli eventi estremi. Per comprendere meglio ciò che sta accadendo e cosa ci aspetta nei prossimi mesi, abbiamo intervistato Massimiliano Pasqui, climatologo del CNR, uno degli esperti italiani più autorevoli in tema di clima e dinamiche atmosferiche.
Pasqui ricorda che il riscaldamento globale sta modificando la "normalità" climatica anche del territorio italiano impattando direttamente sulla salute e lo stress termico della popolazione. Non solo: la crescita delle temperature superficiali del mare determina l’aumento del rischio di eventi meteorologici estremi, come temporali violenti e piogge intense che potrebbero abbattersi sull'Europa, e in particolare l'Italia, già nelle prossime settimane.
Dottor Pasqui, partiamo da una panoramica: che cosa sta succedendo in questi giorni sul piano meteorologico, non solo in Italia ma in Europa?
In realtà è da circa due settimane che stiamo osservando una dinamica tipica del Mediterraneo: l’espansione dell’anticiclone delle Azzorre, in particolare della sua componente nordafricana, su tutto il Mediterraneo centro-occidentale e sull’Europa occidentale. È questo il meccanismo classico – potremmo dire "da manuale" – attraverso cui si verificano le ondate di calore estive nel Mediterraneo. In sostanza, l’alta pressione spinge aria molto calda dal Nord Africa verso nord, interessando l’Italia e arrivando finanche alla parte meridionale del Regno Unito.

Quindi si tratta di un evento normale per la stagione?
Dal punto di vista della dinamica atmosferica sì, ma ci sono elementi che lo rendono anomalo. Il primo è la tempistica: è un’ondata di calore precoce, iniziata già a giugno. Di solito queste configurazioni si verificano più frequentemente a luglio o ad agosto.
Il secondo elemento è la durata: siamo già a circa 15 giorni consecutivi di caldo intenso e ne prevediamo almeno altri sette. Per avere un termine di paragone, un’ondata di calore viene considerata significativa quando dura cinque-sei giorni.
Infine c’è l’intensità: la massa d’aria in arrivo ha temperature ben al di sopra della norma. In Italia parliamo di 6-7°C sopra la media stagionale; in alcune aree della Francia o del sud dell’Inghilterra si arriva anche a 10°C oltre. Sono valori tipici della fine di luglio, il periodo più caldo dell’estate mediterranea, ma li stiamo registrando già a fine giugno.
E questo ha un impatto anche sulle temperature percepite e sullo stress termico, immagino.
Esattamente. Non solo le temperature massime sono molto elevate – spesso superiori ai 37-39 gradi – ma anche le minime notturne sono insolitamente alte. Restare sopra i 24°C di notte significa non avere refrigerio, con un impatto diretto sul benessere umano e su tutte le forme di vita. È una condizione particolarmente stressante.

Ci sono regioni che stanno vivendo la situazione in modo diverso?
Sì, le aree alpine e l’estremo nord del Paese si trovano in una situazione un po’ diversa, perché sono ai margini di questo promontorio anticiclonico. Qui stanno transitando correnti più instabili che portano anche precipitazioni temporalesche intense, come abbiamo visto in Piemonte nei giorni scorsi. Questo tipo di instabilità coinvolge anche Francia settentrionale, Germania e Europa centrale.
Tutto questo ha a che fare con il cambiamento climatico?
È una domanda fondamentale. Il cambiamento climatico non cancella i meccanismi naturali, ma li modifica o li intensifica. Le ondate di calore nel Mediterraneo sono sempre esistite, ma oggi sono più frequenti, più lunghe e più intense, come abbiamo spiegato poco fa. Questa è l’impronta del riscaldamento globale, che altera le caratteristiche tipiche dei fenomeni. Quindi sì, anche questa ondata – che per configurazione è "da manuale" – porta con sé segnali inequivocabili del nuovo clima, soprattutto in termini di durata, intensità e precocità.
Se ora, a inizio luglio, abbiamo temperature tipiche di fine mese… che cosa ci aspetta tra qualche settimana?
È difficile fare previsioni così specifiche su orizzonti temporali di un mese. Quello che possiamo dire, basandoci su modelli stagionali, è che l’estate 2025 era già prevista come molto calda. Quindi è probabile che altre ondate di calore si verificheranno nel corso della stagione. Un’altra caratteristica attesa è la variabilità: periodi molto caldi intervallati da fasi più fresche e instabili, con possibilità di precipitazioni temporalesche localmente intense. In altre parole, un’estate "a onde", dove il caldo non sarà costante ma comunque dominante.
Parliamo ora del mare. Questo caldo anticipato incide sulle temperature del Mediterraneo?
Sì, certamente. Il mare si riscalda soprattutto per effetto dell’irraggiamento solare, ma anche il contatto con aria molto calda contribuisce. In presenza di cielo sereno – come avviene durante le ondate di calore – l’energia solare penetra più facilmente e il riscaldamento è più rapido. Attualmente, le temperature superficiali del Mediterraneo sono superiori alla media anche di 3°C. Per chiarire: quando parliamo di "temperatura superficiale" ci riferiamo allo strato di pochi centimetri sotto la superficie dell’acqua, che è quello a diretto contatto con l’atmosfera.
E questo può favorire eventi meteo estremi?
Sì. Quando si verifica un’ondata di maltempo, questo strato superficiale caldo fornisce molta umidità all’atmosfera. È il "carburante" per lo sviluppo di temporali violenti e intensi, soprattutto se l’aria più fresca e instabile riesce a penetrare nel bacino. Il "dove" esattamente avverranno questi nubifragi è impossibile da prevedere con largo anticipo. Ma sappiamo che gran parte del Mediterraneo centro-occidentale è attualmente più caldo del normale, quindi il rischio è diffuso su molte aree costiere e interne.