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I neo-laureati? Lavorano senza contratto e guadagnano sempre meno

È sempre più difficile per i “dottori” trovare un impiego e spesso, chi lavora, lo fa in nero. Secondo un’indagine di Almalaurea su 400mila ragazzi lavorano senza contratto quasi il 13 per cento dei laureati in diverse facoltà, da medicina a giurisprudenza.
A cura di Susanna Picone
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È sempre più difficile per i “dottori” trovare un impiego e spesso, chi lavora, lo fa in nero. Secondo un’indagine di Almalaurea su 400mila ragazzi lavorano senza contratto quasi il 13 per cento dei laureati in diverse facoltà, da medicina a giurisprudenza.

I dati contenuti nel XV Rapporto AlmaLaurea, un’indagine che ha coinvolto 400mila studenti dei 64 atenei aderenti al consorzio, non fanno intravedere un futuro occupazionale migliore per i neo-laureati. Secondo quanto emerge da questa indagine gli studenti italiani sarebbero tutt’altro che “schizzinosi” tanto da accettare di lavorare, qualora un lavoro riescono a trovarlo, anche in nero e anche se pagati pochissimo. Perché se c’è crisi e disoccupazione (ma anche sfiducia nel mondo dell’università, tanto che negli ultimi anni ci sono stati sempre meno iscritti) è bene “accontentarsi”. AlmaLaurea rivela che quest’anno hanno cominciato a lavorare in nero il 12.5 per cento dei laureati a ciclo unico: studenti usciti con un titolo dalle facoltà di medicina, di farmacia, di veterinaria, chimica, architettura e giurisprudenza. E non solo: ci sono anche i dottori in tutte le altre facoltà, il 7-8 percento di loro. È un fenomeno che infatti coinvolge sia i laureati a ciclo unico che quelli che escono dai corsi triennali e poi magistrali. La disoccupazione tra i laureati triennali tocca il 22.9 per cento quando cinque anni fa era meno della metà e rispetto allo scorso anno il tasso è cresciuto del 3.5 percento.

Ma la laurea vale ancora più del diploma – Tra i dottori con la laurea specialistica restano senza lavoro il 20.7 per cento: in questo caso nell’ultimo anno l’incremento è stato meno accentuato, dell’1.1 percento. Ma la crisi e la mancanza di lavoro non riguarda solo quelli che sono usciti recentemente dalle università: anche chi si è laureato da qualche anno incontra, infatti, delle difficoltà a trovare un impiego e tra chi si è laureato da tre anni la disoccupazione è arrivata a tassi superiori al dieci per cento. Infine le retribuzioni: a un anno dalla laurea superano di poco i 1000 euro netti mensili, dunque sono in calo rispetto alla precedente rilevazione. Da dati simili è meglio pensare di abbandonare l’università? Secondo AlmaLaurea no perché è sempre meglio laurearsi: nel rapporto viene infatti evidenziato come in Italia sia necessario fare di tutto per alzare la soglia educazionale e promuovere l’accesso agli studi universitari. Per due motivi principali: da un lato perché il nostro Paese è ancora indietro rispetto agli altri e poi perché comunque i laureati lavorano di più rispetto a chi ha solo il diploma. I laureati, nello specifico, hanno un tasso di occupazione di oltre 12 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati.

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