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I figli del patron di Esselunga perdono la causa contro il padre

Giuseppe e Violetta Caprotti non potranno avere alcun controllo sulle decisioni riguardanti la più grande catena di supermercati del paese.
A cura di D. F.
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Bernardo Caprotti, 89 anni, fondatore della catena di supermercati più grande d'Italia – Esselunga – ha avuto la meglio nella causa civile promossa dai figli, Violetta e Giuseppe, presso il Tribunale di Milano. La vicenda ha radici lontane: era il 1996 quando Bernardo caprotti e i figli in una scrittura privata stabilirono che le azioni del gruppo erano intestate a Violetta e Giuseppe in via meramente fiduciaria e potevano essere reintestate al padre senza nessunavviso o preavviso, con una semplice comunicazione alla società fiduciaria. Come spiega il Corriere, nel 1996 il patron della società "aveva deciso di procedere a una razionalizzazione del gruppo: con una serie di operazioni, il 92% della holding che controlla Esselunga è diventato di proprietà di Unione Fiduciaria, che aveva ricevuto mandati fiduciari di gestione dai tre figli". L'obiettivo dell'operazione era quello di trasmettere ai discendenti una fetta cospicua del patrimonio, come una sorta di "acconto" dell'eredità, attribuendo la holding in usufrutto al padre e ai figli. Nel 2011, tuttavia, c'è stato il colpo di scena: Caprotti ha stracciato il contratto fiduciario e ripreso il pieno controllo delle azioni.

Come era comprensibile Giuseppe e Violetta non hanno preso bene la mossa dell'uomo ed hanno avanzato una serie di richieste di sequestro giudiziario delle azioni, che sono state rigettate. Esselunga, società con 20 mila dipendenti e un fatturato da 6,957 miliardi, continua ad essere saldamente in mano al suo fondatore, il 90enne Bernardo Caprotti.

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