I dubbi sul bimbo scomparso a Ventimiglia, il medico: “Non può essere rimasto 36 ore senza bere”

È stato dimesso e sta bene il bambino di 5 anni sparito venerdì pomeriggio da un campeggio di Ventimiglia, dove era arrivato con i genitori, e poi ritrovato domenica a circa un km di distanza dopo una ricerca che ha tenuto per due giorni l'Italia con il fiato sospeso. Eppure in tutta questa storia restano tanti i dubbi e gli interrogativi: dalla fuga al lungo percorso in zona impervia, dall’incontro con l’unico testimone che lo ha visto alla permanenza all’aperto per oltre 36 ore senza bere e mangiare.
Su quest’ultimo punto restano i dubbi anche da parte dei medici che poi lo hanno curato all’Ospedale di Imperia. Qui il piccolo è arrivato con una leggera disidratazione ma in condizioni discrete e dopo gli accertamenti clinici del caso, è stato dimesso già lunedì mattina poche ore dopo il ritrovamento. Condizioni che all’apparenza sembrerebbero poco compatibili con l’essere stato all’aperto senza viveri e acqua.
All’arrivo in ospedale “era spaventato, ma in buone condizioni. Aveva una lieve disidratazione, che abbiamo corretto con un’infusione. Dubito che sia rimasto così a lungo senza bere” ha dichiarato infatti al Corriere della Sera il dottor Diego Minghetti primario di pediatria dell’Ospedale di Imperia. Anche gli esami del sangue erano perfetti. “Difficile pensare che non si sia totalmente idratato e nutrito per tutto questo tempo. Visti gli esami, questa è la mia interpretazione” ha aggiunto il medico.
Per gli inquirenti però nessuno avrebbe aiutato il piccolo che è stato trovato effettivamente sporco “a 1 km e mezzo dal punto in cui era scomparso, in un avvallamento del terreno vicino all'autostrada proprio tra erba e roveti, un luogo che si presta a essere un rifugio” come ha spiegato il prefetto di Imperia. Qui si è arrivati anche grazie alla consulenza dello psicologo Roberto Ravera che ha suggerito luoghi riparati come cunicoli per un bimbo a cui è stata diagnosticata una forma dello spettro autistico. Secondo l’esperto, proprio la condizione potrebbe aver salvato il bimbo: “Credo sia scattato una sorta di “congelamento emotivo”, una reazione tipica dei bimbi con uno spettro autistico”.
Anche le indagini condotte dalle forze dell’ordine finora escludono il coinvolgimento di terzi. Il testimone, su cui si erano concentrate le attenzioni prima del rinvenimento, è indagato ma solo per omissione di soccorso. L’uomo ha raccontato di averlo incrociato la prima volta mentre era in auto e di averlo rivisto poco dopo sotto la sua abitazione. Qui lo avrebbe preso per mano per accompagnarlo ma il piccolo gli sarebbe sfuggito e lui sarebbe tornato a casa senza avvertire nessuno.