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Guerra in Ucraina

I comuni italiani lanciano l’allarme sull’accoglienza degli ucraini: “I posti non bastano”

Secondo Matteo Biffoni, responsabile immigrazione dell’Anci, il sistema di accoglienza Sai ha bisogno di più fondi, altrimenti rischia di non reggere.
A cura di Giacomo Andreoli
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L'accoglienza dei profughi ucraini sta mettendo a dura prova la capacità organizzativa dei Comuni italiani, che lamentano la mancanza di posti per accogliere questi ed altri migranti. Secondo il responsabile immigrazione dell'Anci (l'Associazione nazionale comuni italiani) e sindaco di Prato, Matteo Biffoni, "i pochi posti disponibili sono stati messi a disposizione, ora serve uno sforzo in più da parte del governo per aiutarci". Il sindaco è intervenuto in audizione alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Affari sociali della Camera, ribadendo le preoccupazioni poste già due settimane fa dalle Regioni.

"Noi comuni – spiega Biffoni – forniamo supporto ai cittadini ucraini in fuga, ma l'impostazione per l'accoglienza non prevede un coinvolgimento diretto dei sindaci, a cui viene affidato un ruolo in via sussidiaria. Comunque siamo noi che ci coordiniamo con i prefetti per l'organizzazione dell'accoglienza. A questo punto, visto che le persone in arrivo dall'Ucraina rimarranno sul territorio presumibilmente per molto tempo, chiediamo al governo e alla Protezione civile di ampliare la rete Sai". Si tratta di quel Sistema di accoglienza e integrazione diffuso sul territorio che dovrebbe inserire i profughi nella società italiana, rendendoli autonomi.

Secondo Biffoni è necessario ampliare la rete "anche con meccanismi in deroga" e superare "l'idea dell'esclusività dell'accoglienza a cittadini ucraini e afghani", a cui oggi viene data la priorità. Il sindaco racconta infatti di un caso in cui non si è riusciti a dare risposta a due mamme con figli minori proprio perché i posti disponibili per l'accoglienza erano solo per le persone di quelle due nazionalità.

"Si è deciso – aggiunge- di finanziare 4500 posti per i profughi ucraini, di cui 3530 in progetti già attivi. Come Anci siamo già oltre il doppio della risposta fornita. Abbiamo chiesto ulteriori 300o posti Sai per le situazioni complesse, 2mila per minori e mille per chi ha difficoltà psicologiche o necessità di assistenza sanitaria". La situazione dei minori è la più complessa. “Degli oltre 90mila cittadini ucraini giunti in Italia– dice il rappresentante dell'Anci- il 40% è rappresentato da minori. Una situazione che comporta un carico aggiuntivo e straordinario sui servizi sociali comunali, attraverso l’erogazione di una serie di servizi come quelli per l’infanzia e l’inserimento scolastico, mettendo a rischio la tempestività dei servizi stessi. Attualmente il sistema Sai conta su oltre 6mila posti dedicati ai minori non accompagnati, ma sono pressocché tutti pieni".

Per questo motivo l'Anci chiede al governo un fondo ad hoc dedicato ai minori accompagnati, la cui accoglienza, stima l'associazione, costa circa 120 euro al giorno. Il tesoretto chiesto dai comuni dovrebbe valere 230 milioni di euro.

"Poi – conclude Biffoni- chiediamo di rafforzare i servizi sociali per l'accoglienza dei soggetti richiedenti la protezione temporanea. Per ora la maggior parte dell'accoglienza dell'ucraina è nelle famiglie: ma non sappiamo quanto ciò possa durare e quanto sia sostenibile nel lungo periodo. Ci sarà necessità che questa accoglienza sia inserita nell'albo pubblico per essere accompagnata dai servizi sociali. Le famiglie da sole non ce la faranno".

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