“Help me”, l’email dalla Somalia arrivata all’ospedale italiano che ha salvato un bimbo di 13 mesi

Un bimbo malato e mal curato con poche possibilità di sopravvivere e due genitori disperati che prendono un indirizzo email di un ospedale pediatrico italiano e scrivono in cerca di aiuto. È la storia a lieto fine di un bimbo somalo di appena 13 mesi salvato con una lunga operazione all'Ospedale Regina Margherita di Torino dove è arrivato nelle scorse settimane grazie a una catena di solidarietà che si è rivelata fondamentale.
“Help me”, era l’oggetto dell’email disperata scritta dal padre del piccolo e inviata dalla Somalia come un ultimo estremo tentativo per salvare il bimbo sempre più grave. Quella che a una prima occhiata poteva apparire una truffa era in realtà una sorta di ultima spiaggia, un Sos in cui si raccontava delle difficoltà del piccolo che è affetto da una grave cardiopatia congenita che se non curata lo avrebbe portato alla morte.
Nell’email inviata al dottor Carlo Pace Napoleone, direttore della Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, il padre del bimbo ha raccontato dell’impossibilità di avere cure adeguate al bimbo nel Paese africano che lo avrebbero condotto a danni fisici permanenti e letali.
Il bambino infatti ha una grave cardiopatia congenita, che in Italia viene curata nei primi tre mesi di vita prima che porti a una progressiva ipertensione polmonare, spesso irreversibile e letale. Le attuali opportunità infatti permettono al 95% dei piccoli pazienti di sopravvivere fino all'età adulta. I medici somali, che erano riusciti a diagnosticare correttamente la malattia, invece non hanno strumenti adatti a correggerla chirurgicamente e il bimbo è rimasto per un anno senza cure adeguate.
Quel messaggio email però ha messo in moto una macchina di solidarietà che in poco tempo ha trovato fondi e mezzi per portare il piccolo in Italia. Dall’ospedale infatti hanno chiesto è ottenuto la collaborazione della Fondazione Mediolanum, che ha organizzato una serata benefica e insieme all'Associazione Ana Moise ha raccolto i fondi necessari.
Infine La Flying Angels Foundation ha coperto le spese di trasporto dalla Somalia all'Italia e il piccolo Muse è potuto arrivare a Torino il 19 ottobre scorso con la mamma che ha potuto usufruire di vitto e alloggio gratuiti grazie all’Associazione Amici Bambini Cardiopatici Onlus.
Nei giorni successivi il piccolo è stato infine operato con un intervento durato 6 ore ed eseguito con successo dall’equipe di Cardiochirurgia pediatrica. “È stata una corsa contro il tempo per salvare un bimbo meno fortunato che si trova a lottare per vivere in un Paese non in grado di curarlo come si dovrebbe” hanno dichiarato dalla Direzione sanitaria dell'Ospedale torinese, aggiungendo: “La solidarietà ha reso realtà il percorso guarigione, la solidarietà dei tanti, ha dato un futuro a un bambino. Mentre la professionalità di una equipe, tra chirurghi, medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari, hanno permesso di salvare un bambino”.