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Caso Regeni, news sulle indagini

Giulio Regeni, la Cassazione respinge ricorso Pm: stop al processo senza gli indirizzi degli imputati

La Cassazione ha respinto il ricorso della Procura di Roma contro la sospensione del processo per l’omicidio di Giulio Regeni voluta dal gup. Secondo il giudice, infatti, il procedimento non poteva avere luogo senza l’indirizzo dei 4 agenti della National Security accusati del delitto.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Giulio Regeni
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I giudici della Cassazione hanno dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Roma contro la decisione del gup che l'11 aprile scorso ha disposto la sospensione del procedimento contro i quattro 007 egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni. Il gup, seguendo le disposizioni della Corte d'Assise dell'ottobre scorso, ha disposto la sospensione del procedimento chiedendo nuove ricerche per risalire alle generalità degli imputati a cui notificare gli atti.

La decisione impone un ulteriore quanto drastico colpo di freni al processo. Per il gup è necessario che l'Egitto fornisca gli indirizzi dei quattro imputati, tutti agenti della National security, il servizio segreto civile nazionale. Senza queste informazioni, il sistema giudiziario italiano non può notificare ai quattro 007 gli atti. L'ostacolo renderebbe il processo non valido: in questo modo, secondo i genitori del ricercatore italiano ucciso nel 2016, si garantisce l'impunità. "Attendiamo di leggere le motivazioni, ma riteniamo questa decisione una ferita di giustizia per tutti gli italiani. Come cittadini non possiamo accettare né consentire che chi tortura e uccide non paghi" hanno sottolineato Paola e Claudio Regeni.

Giulio Regeni
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Gli imputati e le ricerche per risalire alla loro identità

Sono noti quasi tutti i dettagli delle generalità dei 4 agenti accusati di aver rapito, torturato e ucciso Giulio Regeni. Si tratterebbe del colonnello Husan Helmi, il colonnello Athar Kamel Mohamed Ibrahim, l'agente Madgi Ibrahim Abdelaf Sharif e il generale Tariq Sabir. Sono noti alla Procura anche i volti di 3 dei 4 accusati del barbaro omicidio. Le loro fotografie erano state presentate nel corso dell'udienza preliminare dello scorso aprile davanti al giudice del tribunale di Roma.

In quell'occasione, però, non erano emerse novità sugli indirizzi ai quali inviare le notifiche. La legale della famiglia Regeni, Alessandra Bellerini, aveva diffuso a tale proposito un appello sui social network in italiano, in inglese e in arabo. Nonostante l'impegno profuso per risalire alla residenza dei 4, nessun progresso è stato ancora fatto: l'Egitto, dal suo canto, non ha mai voluto fornire quest'informazione al nostro Paese firmando già il 16 dicembre 2020 un documento inteso come archiviazione del caso.

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La sospensione del procedimento

I giudici della Suprema Corte avrebbero dovuto esprimersi sull'impugnazione avanzata dai pm di piazzale Clodio. Con l'impugnazione, i magistrati avevano chiesto alla Cassazione di chiarire se l'ampio eco mediatico del procedimento fosse da considerarsi una notifica agli imputati, già consapevoli di essere accusati di omicidio.

Sembravano andare in questa direzione le sentenze precedentemente espresse: la Suprema Corte infatti aveva stabilito che si può procedere legalmente anche se gli imputati ignorano la data dell'udienza e il capo di imputazione qualora siano ritenuti "finti inconsapevoli".

Nonostante questo, però, lo scorso aprile il giudice ha affidato nuova delega ai carabinieri del Ros per effettuare ricerche sugli indirizzi di residenza dei 4 agenti considerati colpevoli della morte di Regeni. L'impossibilità di risalire a questa informazione ha decretato il fermo delle udienze. La Procura quindi ha nuovamente passato la palla alla Cassazione che questa volta ha giudicato il ricorso inammissibile.

Durissimo il commento di Amnesty Italia. "Si è consentito al governo egiziano, che mai ha voluto collaborare alla ricerca della verità per Giulio, di sfruttare cinicamente le garanzie della procedura italiana per ottenere ancora una volta l'impunità per i suoi funzionari" ha ribadito il portavoce Riccardo Noury.

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