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Giulio Lolli estradato in Italia dalla Libia, accusato di terrorismo e traffico di armi

L’imprenditore bolognese estradato dalla Libia dopo una lunga latitanza durata nove anni. Giulio Lolli era scappato per una indagine per truffa e falso ma nel Paese africano, secondo l’accusa, si era unito ai ribelli, un cartello islamista. Da qui anche l’accusa per terrorismo internazionale e traffico di armi e munizioni da guerra.
A cura di Antonio Palma
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È tornato in Italia ed è stato subito arrestato dai carabinieri Giulio Lolli, l'imprenditore bolognese estradato dalla Libia dopo una pesantissima condanna per terrorismo internazionale e traffico di armi e munizioni da guerra inflitta dalle autorità di Tripoli e per la quale è indagato ora anche in Italia. Il 54enne, che proprio a Tripoli aveva trovato rifugio nel 2010, dopo il fallimento della società "Rimini-Yacht", è giunto in Italia domenica mattina all’aeroporto di Fiumicino e subito preso in carico dagli uomini dell’Agenzia informazioni e Sicurezza esterna (Aise) e dai carabinieri del Raggruppamento operazioni speciali (Ros). Nei suoi confronti eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Rimini su richiesta della locale procura della Repubblica per associazione per delinquere, truffa, falso e appropriazione indebita. Lolli infatti era ricercato in Italia da nove anni e cioè da quando era stato accusato di una serie di truffe sulle vendite di yacht di lusso. Secondo l'accusa, con una rete di show-room in Emilia Romagna aveva fato affari milionari proponendo a ricchi clienti leasing di finanziarie sammarinesi prima di dichiarare fallimento e scappare in Libia dopo una rocambolesca fuga in barca con scali a Malta e Tunisia.

L'indagine a suo carico, partita dopo la denuncia di alcuni truffati, aveva portato alla sua incriminazione per i reati di associazione per delinquere, truffa, falso e appropriazione indebita. In Italia però i processo si era interrotto proprio perché l'imprenditore era finito in carcere a Tripoli con accuse ancora più pesanti. Arrestato una prima volta e scappato durante la rivoluzione anti Gheddafi, secondo l'accusa, Lolli si era trasformato in una sorta di Pirata appoggiando e lavorando con i ribelli libici prima del secondo arresto nel 2017. Secondo l'accusa, l'imprenditore italiano sarebbe stato tra i comandanti del cartello islamista denominato Majlis Shura Thuwar Benghazi, considerata una organizzazione dell'estremismo islamico. Nell'ambito della stessa organizzazione l'imprenditore avrebbe operato sino all'ottobre 2017 quale "Comandante delle forze rivoluzionarie della marina".  Da qui, è nata anche in Italia un seconda indagine a suo carico per terrorismo aperta dalla Procura di Roma

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