Giornata mondiale dell’Alimentazione, ActionAid: “In Italia in quasi 5 milioni non fanno un pasto completo”
Circa 500mila persone in più colpite dalla povertà alimentare in Italia. Un trend in linea con la maggior diffusione dell'impossibilità economica ad accedere a un pasto completo ogni due giorni e a riunirsi con amici e parenti andando a mangiare fuori. Due fenomeni che nel 2023 hanno investito, rispettivamente, 4,9 milioni e 2,9 milioni di cittadini con almeno 16 anni nel 2023.
È questa la fotografia del rapporto di ActionAid in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione promossa dalla Fao, che il 16 ottobre celebra la sicurezza alimentare e la lotta contro la fame. Un quadro che evidenzia come l'anno scorso il nostro Paese abbia avuto un peggioramento nell'accessibilità al cibo legato alla "crescente vulnerabilità delle famiglie italiane, aggravata dall’erosione del potere d’acquisto e dall’insufficienza delle politiche adottate per contrastare il fenomeno".
Tra il 2019 e il 2022 l'impossibilità economica di accesso a un pasto completo era scesa dal 9,9% al 7,5% dell'intera popolazione, toccando così 4,4 milioni di persone. Un risultato che ha fatto uscire da questa condizione 1,5 milioni di persone grazie alle "misure di sostegno al reddito introdotte a partire dal 2019″ e ha portato l'Italia sotto la media europea della cosiddetta deprivazione alimentare materiale.
Le regioni più colpite sono al Sud
Le regioni più colpite sono quelle del Sud e delle isole: prima in classifica per incidenza dell'inaccessibilità economica a un pasto completo è la Calabria (25,1%), seguita da Campania (21%) e Molise (16,4%). La media nazionale si attesta intorno al 10,5%. Sopra questa cifra si posizionano anche Lazio (14,5%), Puglia (13,8%) e Abruzzo (12,6%).
I numeri migliori si riscontrano nelle Province autonome di Bolzano (1,3%) e Trento (4,6%), Lombardia (5,5%) e Friuli Venezia-Giulia (6,9%). Ci sono infine due regioni in controtendenza: "Piemonte (9,4%) e Valle d’Aosta (10%), che si collocano intorno al valore medio nazionale, hanno registrato un aumento dell’indice tra il 2019 e il 2022″, osserva il rapporto.
Le stime su chi soffre la fame a livello mondiale
Allargando lo sguardo al mondo, nel 2023 le bambine e i bambini nati in condizioni di fame sono stati oltre 17,6 milioni, un quinto in più rispetto a 10 anni prima. A puntualizzarlo è il report "La fame mangia i bambini" di Save The Children, che stima 733 milioni di persone colpite dalla carenza di cibo in tutto il mondo, pari a una su 11.
In peggioramento le condizioni di fame in Africa, dove ne soffre il 20,4% della popolazione, ma il tasso di malnutrizione più elevato è attualmente a Gaza, dove sono colpiti 1,1 milioni di minori. Dal documento, inoltre, si evidenzia che i conflitti sono "le principali cause dell'insicurezza alimentare per circa 135 milioni di persone in 20 paesi del mondo".
Ma c'è anche un focus sui cambiamenti climatici come movente di rilievo, dato che si ripercuote su "77 milioni di persone in 18 paesi, tra cui 33 milioni di minori", in particolare in Somalia, Pakistan, Sahel, Mozambico e Malawi.
Iss: dieta mediterranea seguita solo dal 5% degli italiani
In aggiunta, sulla scarsa qualità della nutrizione si pescano numeri anche dall'indagine "Arianna" condotta dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss). Infatti, appena il 5% degli italiani segue la dieta mediterranea in modo completo. Le fasce di popolazione più attente sono donne, under 40, studenti o disoccupati, vegani e vegetariani.
I motivi della "sempre più bassa aderenza" a questo tipo di dieta li riporta Marco Silano, direttore del dipartimento di malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell'invecchiamento dell'Iss: "La recente letteratura scientifica, infatti, mostra un generale allontanamento dai modelli alimentari tradizionali nelle popolazioni mediterranee, compresa quella italiana, e un'aderenza alla dieta mediterranea da bassa a moderata nei paesi del Mediterraneo negli ultimi 10 anni".
E aggiunge: "Con i fenomeni dell'urbanizzazione e dell'industrializzazione si è assistito a una vera e propria transizione nutrizionale caratterizzata da un discostamento sempre più evidente da tale modello dietetico e, al contempo, un"occidentalizzazione' delle abitudini alimentari". Iss riporta anche che in tutto il mondo sono all'incirca 2,5 miliardi di adulti e 37 milioni di bambini con meno di 5 anni in sovrappreso.
Wwf : alimentazione umana causa del 90% della deforestazione
Dal rapporto Living Planet 2024, Wwf rileva come il 90% della deforestazione è causato dall'alimentazione umana con la conversione dei terreni da forestali ad agricoli. E la produzione di cibo è "la principale causa di perdita di habitat, rappresenta il 70% del consumo di acqua ed è responsabile di oltre un quarto delle emissioni di gas serra". Inoltre, il sistema alimentare globale usa il 40% della superficie terrestre libera da ghiacci.
Come sottolinea l'associazione animalista "la deforestazione e la conversione degli habitat rischiano di compromettere la produzione alimentare a lungo termine. Ad esempio, la continua deforestazione in Amazzonia potrebbe portare a condizioni significativamente più secche e al rischio di superare un punto di non ritorno. Le conseguenti ondate di calore e la mancanza d’acqua comprometterebbero gravemente la produzione agricola".