Giorgia, la ragazza che conta i migranti morti in mare per restituire un nome alle vittime
"Girando tra i cimiteri in Sicilia si vedono tombe sulle quali sono incisi dei numeri non dei nomi. I numeri svuotano l’idea di persona, mentre bisogna sempre ricordare che dietro ogni numero c’è una persona, c’è una famiglia che sta vivendo un lutto", così Giorgia Mirto racconta il suo lavoro tra i cimiteri dell'Isola e le tombe anonime per dare un nome ai migranti morti in mare e recuperati dai soccorsi in questi anni di continui naufragi nel Mediterraneo con lo scopo di dargli una sepoltura in terra. Un lavoro che Giorgia, ricercatrice e antropologia di Palermo, ha iniziato anni fa attraverso vari progetti in tutta Italia e che dal 2013 invece si concentra sulla Sicilia aggiornando di volta in volta un database degli scomparsi che ha l'obiettivo di rendere più facile associare nomi a tombe e date di naufragi per chi cerca i tanti dispersi in mare nelle traversate dall'Africa all'Italia.
"Dal 2013 ad oggi per la Croce Rossa internazionale in sicilia abbiamo contato intorno ai mille morti non identificati" ha spiegato la ricercatrice intervista la Repubblica. "Noi abbiamo i dati dei registri degli atti di morte e i nulla osta alla sepoltura rilasciati dalla Procura ma il dato certo arriva solo dai cimiteri ed è quello che noi accertiamo" ha ricordato Mirto, concludendo: "Per ogni persona che non è identificata, c'è una famiglia che non sa se piangere una scomparsa o sperare nel ritorno dei suoi cari, si tratta del cosiddetto lutto ambiguo che costringe le persone vivere in un limbo con pesanti conseguenze sia dal punto di vista social che economico.