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Covid 19

Gino Strada sull’emergenza: “Provo rabbia e dolore, non sappiamo neanche il vero numero dei morti”

La rabbia e il dolore di Gino Strada, fondatore di Emergency e in prima linea già durante l’epidemia di ebola: “Non conosciamo il numero esatto delle persone morte. Bisogna pensare a dove mettere le nostre risorse. Un crimine sociale tenere aperte le fabbriche di armi quando tutto il resto è chiuso”.
A cura di Ida Artiaco
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Quella da Coronavirus non è l'unica emergenza sanitaria che ha vissuto Gino Strada, fondatore di Emergency. Insieme alla sua organizzazione è intervenuto durante l'epidemia di ebola, malattia causata da un virus che aveva il 50 per cento di letalità, dunque causava la morte di un malato su due. Eppure è apparso molto provato parlando del Covid-19 intervenendo alla trasmissione Piazzapulita in onda su La7. "Provo sentimenti di varia natura, in primo luogo dolore per le migliaia di morti, che non conosciamo neanche. E' uscito proprio oggi un rapporto dell'Istat in cui si dice che in molti comuni si verifica ora rispetto ad un anno fa dalle due alle quattro volte il numero dei decessi. Questo vuol dire che non sappiamo esattamente il numero di quante persone non ci sono più".

Ma Gino Strada è anche arrabbiato. "Non nascondo che ho anche sentimenti di rabbia perché vedo che nel nostro Paese, in un momento in cui dovremmo essere tutti uniti e fare qualcosa per la comunità, si ragiona sul fare delle commissioni per due sottomarini per qualcosa come due miliardi e trecento milioni di euro. Noi stiamo chiudendo le fabbriche tranne quelle essenziali e la nostra politica ritiene che le fabbriche di armi siano essenziali perché sono tutte aperte e vanno avanti con le commesse militari. Una follia, anzi, è un crimine sociale", ha sottolineato nel corso della trasmissione condotta da Corrado Formigli, aggiungendo che "forse bisognerà pensare dove mettere le nostre risorse. Non in armi. Non è normale che non si trovino le mascherine. Ogni ospedale dovrebbe essere munito di quello che serve proprio per le emergenze. Ma la preparazione per le emergenze non si può fare durante le emergenze. Io spero che si esca da qui, facendo sforzi enormi, per dotarci di letti di terapia intensiva. Solo il costo di un F-35 metteremo in piedi 1.500-2.000 letti di terapia intensiva. Nessuno vuole parlare di queste cose, è lì la mano della vicenda".

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