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Gemona, il cadavere di Alessandro coperto dalla calce per coprire l’odore: per la Procura c’è premeditazione

La Procura di Udine ha contestato il reato di omicidio volontario e all’occultamento di cadavere con l’aggravante della premeditazione a Lorena Venier e Marylin Castro Monsalvo, ovvero madre e compagna della vittima Alessandro Venier.
A cura di Giorgia Venturini
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Alla madre e alla compagna di Alessandro Venier è stato contestato il reato di omicidio volontario e all'occultamento di cadavere con l'aggravante della premeditazione. Lo fa sapere il procuratore aggiunto di Udine, Claudia Danelon, che sta indagando sul delitto avvenuto in una casa di Gemona. "La vicenda è molto delicata e prima della conclusione degli accertamenti non possiamo asserire se ci siano state responsabilità preponderanti nel delitto di un'indagata rispetto all'altra", fa sapere il magistrato.

Dagli ultimi accertamenti è emerso che le due donne avevano comprato apposta la calce per coprire il corpo, che intanto era stato diviso in tre parti, e neutralizzare l'odore del cadavere nascosto in un bidone dell'autorimessa. Lo avrebbe riferito la madre della vittima durante il suo interrogatorio di oggi primo agosto davanti ai magistrati. Domani 2 agosto invece è atteso quella della compagna e a breve verrà eseguita anche l'autopsia. Ma andiamo per ordine: cosa è successo in quella casa di Gemona?

Il coinvolgimento delle due donne: la dinamica dell'omicidio di Alessandro Venier

Al momento quello che si sa è che la 62enne Lorena Venier e la 30enne Marylin Castro Monsalvo, rispettivamente la madre e la compagna della vittima, avrebbero ucciso Alessandro Venier la sera del 25 luglio. Il movente è ancora tutto da chiarire: sembrerebbe che sia scoppiata una violenta lite perché lui non aveva apparecchiato la tavola in vista della cena. Ma tutto dovrà essere confermato: nell'interrogatorio Lorena Venier ha infatti confessato passaggio per passaggio del delitto senza però soffermarsi sul movente. Dopo l'omicidio, le due indagate avrebbero diviso il corpo in tre parti e lo avrebbero nascosto in un bidone dell'autorimessa.

La calce comprata per coprire l'odore del cadavere: l'ipotesi della premeditazione

Le due presunte assassine avrebbero comprato la calce appositamente per coprire il cadavere e nascondere l'odore e non far insospettire i vicini di casa. Ora non resta che capire se però la calce sia stata acquistata prima dell'omicidio o dopo: nel primo caso si rafforzerebbe l'ipotesi della premeditazione che la Procura avrebbe ugualmente contestato alle due donne. Una settimana dopo il delitto Marylin Castro Monsalvo e Lorena Venier avrebbero chiamato direttamente loro il 112 e in quella chiamata avrebbero fatto una prima confessione. Poi la madre anche davanti al gip: "Sono stata io e so che ciò che ho fatto è mostruoso".

L'ipotesi dell'avvelenamento e l'assenza di sangue nelle stanze

Mancano da chiarire tutti i particolari sulla vicenda. Prima di tutto dove è stato ucciso Alessandro Venier: gli investigatori non avrebbero trovato tracce di sangue nell'autorimessa così come in casa. Quindi, dove è stato ucciso e dove il corpo è stato tagliato in più parti? Da capire anche se l'uomo sia stato avvelenato durante la cena: saranno però gli esami tossicologici sulla vittima a smentire o confermare questa ipotesi.

Il rapporto tra la vittima e le due presunte assassine

E manca ancora da chiarire il movente. La lite il 25 luglio sarebbe scoppiata per futili motivi ma alcune persone vicine alla famiglia parlano di un clima non sereno all'interno della casa: qui vivevano la vittima con la compagna e la loro bimba nata lo scorso gennaio. Ma anche la madre della vittima. Lui non aveva un lavoro stabile e questo potrebbe essere stata la causa di alcuni dissapori.

Marylin Castro Monsalvo, originaria della Colombia, era disoccupata mentre Lorena Venier lavora come infermiera all’ospedale del paese e formatrice oss. Nella settimana dopo il delitto ha continuato ad andare al lavoro. Alessandro Venier non sarebbe mai stato riconosciuto dal padre, che sarebbe un cittadino straniero, e per questo portava il cognome della madre. La vittima inoltre aveva alcuni precedenti penali. La bimba ora è stata affidata ai servizi sociali.

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