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Omicidio Chiara Poggi: il delitto di Garlasco

Garlasco, si riparte dalle impronte: perché ora la battaglia sarà sulla traccia attribuita a Sempio

La sensazione a pochi giorni dall’udienza del 18 dicembre è che la prova regina su cui potrebbe puntare l’accusa resta la traccia 33 attribuita ad Andrea Sempio, ovvero parte dell’impronta di una mano trovata sulla parete destra della scala interna della villetta di Garlasco su cui è stato trovato il cadavere di Chiara Poggi. Ecco le strategie di Procura e difesa dell’indagato.
A cura di Giorgia Venturini
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Più passa il tempo e più ci si chiede cosa abbia veramente in mano la Procura di Pavia che indaga su Andrea Sempio, accusato per la terza volta dell'omicidio di Chiara Poggi in concorso con Alberto Stasi o con ignoti. La sensazione a pochi giorni dall'udienza del 18 dicembre – quando verranno illustrati davanti al giudice per le indagini preliminari i risultati dell'incidente probatorio – è che la prova regina su cui potrebbe puntare l'accusa resta la traccia 33, ovvero parte dell'impronta di una mano trovata sulla parete destra della scala interna della villetta di Garlasco su cui è stato trovato il cadavere di Chiara Poggi. Solo recentemente, e dopo 18 anni dal delitto, quella traccia la Procura l'ha associata ad Andrea Sempio.

Da quanto emerso da fonti investigative a Fanpage.it però datare quella traccia resta qualcosa di impossibile perché finora le analisi hanno detto che è priva di sangue. La difesa dell'indagato invece sostiene che non si può neanche associare quella traccia a un preciso individuo perché è incompleta. Eppure né Procura né difesa si stanno facendo avanti per chiedere un incidente probatorio su questa impronta. Certo non perché non sia importante ma perché (molto probabilmente) entrambe le strategie si baseranno su questo elemento. Ma andiamo per ordine.

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Perché la Procura rifiuta accertamenti ora sulla traccia 33

Il 20 maggio con un'esclusiva del Tg1 la Procura ha svelato di aver associato la traccia 33 ad Andrea Sempio. La notizia è uscita nello stesso giorno in cui l'indagato si sarebbe dovuto presentare davanti agli inquirenti per un interrogatorio: i legali hanno invocato un cavillo legale e così né loro né l'indagato si sono presentati. Per la prima volta in 18 anni questa impronta è al centro delle indagini: era stata già prelevata pochi giorni dopo il delitto dal Ris ma nel 2007 era stata ritenuta non fondamentale alle indagini. Non solo: venne analizzato l'intonaco (e consumato tutto) su cui era presente l'impronta e non vennero trovate tracce di sangue. Cosa che invece sostiene la difesa di Alberto Stasi. Concludendo: dopo aver attribuito l'impronta a Sempio ora tutto potrebbe cambiare.

Resta il fatto però che quando, in una delle scorse udienze, gli avvocati della famiglia Poggi hanno proposto di estendere l'incidente probatorio anche su questa traccia gli inquirenti si sono opposti. Perché? Semplice: stando a quanto spiegato da fonti di Fanpage.it la Procura potrebbe puntare su questa traccia per chiedere un rinvio a giudizio per Andrea Sempio. Soprattutto ora che la perizia della genetista super partes Denise Albani ha in parte smontato la prova del DNA dell'indagato sulle unghie della vittima: nel dettaglio ha sì confermato che il cromosoma Y trovato sulle unghie di Chiara Poggi é compatibile con quello di Andrea Sempio o di un suo parente maschi, ma anche che il risultato non é consolidato a livello scientifico. Soprattutto perché è impossibile – secondo l'Albani – dire che il Dna é frutto di contaminazione o di un contatto diretto o indiretto. Ecco quindi che presentare la traccia 33 in una possibile richiesta di rinvio a giudizio dell'indagato diventa fondamentale.

Perché la difesa rifiuta accertamenti ora sulla traccia 33

La difesa di Andrea Sempio invece si riunirà nei prossimi giorni per decidere se chiedere nella prossima udienza del 18 dicembre un incidente probatorio sull'impronta 33. Nulla è stato deciso al momento. Nei mesi scorsi però i legali di Sempio non hanno mai appoggiato in pieno la proposta fatta dai colleghi della famiglia Poggi. Anche in questo caso il perché è semplice: stando a fonti di Fanpage.it e come spiega l'avvocato difensore Liborio Cataliotti, non si sanno ancora i risultati della Bpa, ovvero la tecnica forense utilizzata lo scorso giugno dal Ris di Cagliari per analizzare la forma e la distribuzione delle macchie e schizzi di sangue durante l'omicidio. Il Ris si era presentato nella villetta di Garlasco il 9 giugno e aveva mappato tutta la casa con tanto di strumenti 3d. Nelle scorse settimane hanno depositato i loro risultati, che restano ancora sconosciuti.

L'avvocato Cataliotti a Fanpage.it è tornato così a parlare dell'incidente probatorio sulla traccia 33: "Non ho mai smentito né confermato. Certamente diventerà tema di discussione, decideremo noi avvocati insieme ai nostri consulenti se chiedere un incidente probatorio. La Bpa non verrà svelata nell'udienza del 18. Si tratta di un atto unilaterale, quindi solo una volta chiuse le indagini sarà a disposizione della parti". Eventuali novità potrebbero arrivare dunque dalla Bloodstain Pattern Analysis del Ris di Cagliari. Per la difesa saranno già le analisi del Ris a dare un'importanza o meno a questa traccia 33. Proporre altri accertamenti quindi potrebbe essere un azzardo e un rischio che la difesa vorrà non prendersi a questo punto delle indagini. Un passo alla volta.

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