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Omicidio Chiara Poggi: il delitto di Garlasco

Garlasco, il mistero dell’orecchino insanguinato: “Forse c’è il Dna dell’assassino di Chiara Poggi”

A Chi l’ha visto? riemergono nuovi elementi sul delitto di Garlasco: un orecchino insanguinato mai analizzato, reperti dimenticati e file inquietanti salvati da Chiara Poggi.
A cura di Biagio Chiariello
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Chiara Poggi
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Un orecchino senza chiusura, sporco di sangue, ritrovato accanto al corpo senza vita di Chiara Poggi. È questo uno degli elementi rimasti per anni inascoltati e che ora riemergono con forza, grazie all’ultima puntata di Chi l’ha visto?, dedicata al delitto di Garlasco.

L'orecchino insanguinato mai analizzato

Il monile, etichettato come “reperto numero 13”, si trovava sulla scala interna della villetta dove la studentessa fu uccisa il 13 agosto del 2007. Ma, secondo la documentazione mostrata dalla trasmissione, su quell’oggetto non sarebbe mai stato eseguito alcun prelievo.

"Lì sotto c’è scritto ‘scala vicino al cadavere’, quindi probabilmente è stato trovato accanto al corpo di Chiara", ha spiegato Federica Sciarelli, mostrando l’immagine dell’orecchino. "Vedete che non ha la chiusura. Ora vi mostro l’altro, quello destro: questo ha la clip, ma non è indicato come trovato sulla scala". Entrambi risultano insanguinati. Se gli investigatori hanno stabilito quale fosse il destro e quale il sinistro, è plausibile che quello rimasto agganciato al lobo – il destro – fosse ancora al suo posto, mentre l’altro potrebbe essere stato strappato via durante una colluttazione. In tal caso, oltre al sangue della vittima, potrebbe contenere tracce biologiche dell’aggressore.

I reperti dimenticati nel caso di Garlasco

La genetista Marina Baldi non ha dubbi: “Molto probabilmente si tratta del sangue di Chiara, ma potrebbe esserci anche il Dna di chi l’ha afferrata. Questi reperti vanno assolutamente analizzati”. Federica Sciarelli, però, avverte: “Ammesso che esistano ancora”.

E non è l’unico oggetto rimasto in ombra. C’è anche un cucchiaino, definito "ricco di Dna", che avrebbe potuto rivelare con chi la ragazza avesse fatto colazione quella mattina. E poi braccialetti, un orologio sporco di sangue, altri piccoli indizi abbandonati. “Reperti che oggi potrebbero avere un’importanza fondamentale”, sottolinea ancora la trasmissione.

I file oscuri salvati da Chiara Poggi

Ma c’è di più. Come emerso dall’analisi della chiavetta Usb di Chiara Poggi, la giovane aveva salvato mesi prima della morte diversi file inquietanti. Uno in particolare, datato 8 giugno 2007, si intitola “Abusati”: un documento contenente testimonianze di vittime di abusi sessuali da parte di preti negli Stati Uniti, con focus sui chierichetti molestati negli istituti religiosi. Un altro file, “Aiuto, ho visto un lupo cattivo”, affronta lo stesso tema dal punto di vista italiano. Il 12 giugno, Chiara aveva poi archiviato un’analisi psichiatrica intitolata “Coca Cattiva”, sui legami tra cocaina e violenza. Ma il più inquietante resta forse un report salvato nel marzo dello stesso anno: “Omicidi senza colpevoli”, che descrive casi irrisolti e reperti dimenticati nei depositi giudiziari, potenzialmente in grado di inchiodare i veri responsabili.

Questo materiale si intreccia con una teoria mai dimostrata, ma oggi riemersa: Chiara potrebbe essere stata una testimone scomoda. Secondo l’avvocato di Andrea Sempio, ora indagato per omicidio in concorso con Alberto Stasi, la giovane avrebbe scoperto segreti legati al santuario di Garlasco, le cui foto aveva visionato più volte sul computer. Un interesse che, secondo questa ipotesi, non sarebbe stato casuale.

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