1.111 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Galli: “Il Covid non finisce per decreto, mantenere le mascherine e continuare a vaccinarsi”

L’intervista di Fanpage.it a Massimo Galli, già primario di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano: “Negli ultimi 28 giorni contagiate 600mila persone accertate. Il virus è ancora in mezzo a noi. Senza voler fare le cassandre, credo che ci sia motivo per mantenere per lo meno alcune precauzioni”.
Intervista a Dott. Massimo Galli
già primario di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano.
A cura di Ida Artiaco
1.111 CONDIVISIONI
Il professore Massimo Galli.
Il professore Massimo Galli.
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Il virus Sars-Cov-2 continua a circolare e i numerosi lo confermano. Negli ultimi 28 giorni abbiamo avuto 600mila casi accertati. L'infezione si sta diffondendo soprattutto all'interno delle famiglie, dai bambini ai nonni, anche se con una connotazione di minore gravità rispetto al passato. Senza voler fare le cassandre, credo che ci sia motivo per mantenere per lo meno alcune precauzioni, come le mascherine sui mezzi pubblici".

A parlare a Fanpage.it è Massimo Galli, già primario di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, che ha fatto il punto della situazione Covid-19 in Italia alla luce dei dati degli ultimi bollettini che vedono un tasso di positività stabile sul 19/20% e un leggero incremento delle ospedalizzazioni.

Dott. Galli, cosa sta succedendo nel nostro Paese alla luce degli ultimi dati Covid?

"L'aumento dei casi e dei ricoveri è un evento tutto sommato atteso, tenendo conto della situazione epidemiologica che emerge anche dalla comparsa di nuove varianti, ancora non consolidata in Italia, che hanno come caratteristica principale la capacità di essere maggiormente diffusive delle precedenti, altrimenti non si sarebbero affermate e che comportano un aumento dei contagi nelle varie realtà dove riescono a penetrare.

Teniamo conto in primo luogo che in questo momento abbiamo una ripresa completa delle attività, comprese quelle scolastiche, che portano a movimenti nell'ambito della popolazione più giovane e in assoluto meno vaccinata e in secondo luogo che queste varianti sono anche capaci di reinfettare persone che hanno già avuto l'infezione e più di un ciclo vaccinale.

Attenzione: questo non vuol dire che non ci si deve vaccinare, ma esattamente il contrario, in quanto la vaccinazione, nel caso specifico la quarta dose, comportano la possibilità di sopportare l'eventuale nuova infezione senza un quadro di forte gravità tranne che nei casi più sfortunati, rappresentati dalle persone che non rispondono affatto al vaccino".

Il vaccino, dunque, resta ancora l'unico strumento per proteggerci dal Covid?

"Certo. Le vaccinazioni sono l'unico strumento che abbiamo per proteggerci dalla malattia grave e limitare la diffusione ulteriore dell'infezione, perché, per quanto siano invasive le nuove varianti, con un sistema immunitario in qualche modo già preparato, hanno un impatto e una capacità infettante minore rispetto alle situazioni in cui il sistema immunitario non è preparato affatto.

Teniamo conto che in Italia abbiamo 22 milioni di infezioni accertate nell'arco temporale dell'intera pandemia. In parecchi casi ci sono state reinfezioni, anche per quattro volte. In più, le numerose infezioni che non sono state denunciate quest'anno ci fanno pensare che almeno un terzo degli italiani sia stato contagiato e questo insieme alla campagna vaccinale ripetuta ci mette in condizione di avere problemi di minor portata rispetto agli anni precedenti".

Cosa potrebbe succedere nel caso di una nuova ondata? 

"Dovremmo avere, anche nel caso di una nuova ondata, una grande maggioranza di infezioni o asintomatiche o miti o comunque non con una gravità tale da comportare ospedalizzazioni, anche se da qualche settimana si comincia a vedere un incremento dei ricoveri e dei casi che necessitano di respirazione assistita.

Questo perché all'interno grandi numeri rientrano chi non si è mai vaccinato e le persone più fragili, che pur essendosi vaccinate non hanno difese sufficienti per difendersi da ulteriori contatti con il virus.

La malattia ha buone chance di diffondersi anche perché c'è un punto di minore resistenza, una fascia critica all'interno della popolazione rappresentata dai bambini e dagli adolescenti, il gruppo meno vaccinato. Se è vero che queste fasce sono anche quelle a minor rischio di malattia grave, è anche vero che la diffusione dell'infezione tra di loro è abbondante e comporta quello che stiamo vedendo negli ultimi giorni, cioè intere famigliole che vengono contagiate, dal bambino al nonno.

Anche questo ha una connotazione di pericolosità minore rispetto al passato. Senza voler fare le cassandre, credo che ci sia motivo per mantenere per lo meno alcune precauzioni.

Come la mascherina?

"La mascherina è uno strumento di protezione individuale che è chiaro che anziani e fragili debbano continuare a indossare.

Il discorso di avere tolto l'obbligatorietà dai mezzi pubblici è stato un atto dimostrativo, forse non condiviso in maniera unanime nell'ambito del governo uscente ma frutto di mediazioni di tipo politico.

Non si può neanche puntare il dito contro il governo italiano considerando che altri si sono comportati anche peggio, con indifferenza maggiore. Che l'infezione continui ad esserci è dato di fatto.  Se misuriamo in termini numerici la cosa, negli ultimi 28 giorni ci sono state oltre 600mila infezioni accertate, che non sono esattamente poche. Il che serve a ricordare che il virus è ancora in mezzo a noi e dobbiamo tenere conto che, come già ho detto in passato più volte, una malattia come questa non finisce "per decreto", perché si decide che è finita.

Finisce se finisce e forse non finirà, ma assumerà col tempo connotazioni diverse. Bisognerebbe imparare a conviverci non passivamente ma con attività di interventi intelligenti e atteggiamenti responsabili".

Ieri l'Oms e l'Ecdc hanno anche lanciato un allarme circa la doppia circolazione di Covid e influenza stagionale. Quali sono i rischi?

"Con l'influenza potrebbe essere successo questo: negli ultimi due anni, dal 2020 a oggi, le limitazioni imposte dal Covid hanno determinato anche una ridotta circolazione del virus influenzale rispetto agli anni precedenti. Il che ha comportato che, tutto sommato, è aumentata la percentuale di persone che hanno meno capacità di difesa nei confronti del virus che gira ma anche il numero di persone, soprattutto tra i più piccoli, che non hanno mai incontrato il virus influenzale.

Il che comporta che dopo 2 anni, come già successo in Australia, possa arrivare una ondata influenzale più massiccia del solito. Attenzione: non è certa questa cosa, non è detto che avvenga, ma se valgono le esperienze nei paesi dell'emisfero australe potrebbe capitare, con conseguenze pesanti sui sistemi ospedalieri.

Potremmo anche avere dei casi in cui la concomitanza delle due infezioni possa andare a comportare casi più severi da dover affrontare. Questo è il motivo per cui sicuramente gli anziani debbano vaccinarsi, e anche i bambini a dire il vero. Fare le due vaccinazioni, il richiamo anti-Covid e quello influenzale, è una pratica da consigliare. Più è estesa, meno dovremmo soffrire per le conseguenze dell'influenza.

Tra l'altro, un insegnamento non da poco della pandemia è che la limitazione dei contatti sociali e l'utilizzo della mascherina, che potrebbe essere mantenuta ad esempio sui mezzi pubblici, hanno tolto di mezzo gran parte dei virus del raffreddore. Non accettiamo supinamente il discorso che dobbiamo tenerci l'influenza così come è, possiamo intervenire".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
1.111 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views