Francesca Deidda uccisa a martellate e nascosta in un borsone: ergastolo per il marito Igor Sollai

Ergastolo e un anno di isolamento per Igor Sollai. È questa la sentenza della Corte d'Assise di Cagliari per il camionista 43enne che, dopo aver negato per mesi, aveva confessato l'omicidio della moglie, Francesca Deidda, 42 anni. Nessuna dichiarazione spontanea da parte di Sollai.
La corte, presieduta da Lucia Perra, nelle scorse ore si era ritirata in camera di consiglio e poco fa ha emesso la sentenza. La 42enne era stata uccisa nella casa di San Sperate dove abitava con il coniuge il 10 maggio dello scorso anno.
Dopo averla colpita otto volte alla testa con un martello mentre lei era stesa sul divano di casa, poi messo in vendita su un sito di articoli usati, Sollai aveva nascosto il corpo in un borsone nero da palestra abbandonato lungo la statale.
I resti della donna furono trovati il 18 luglio, dopo diversi giorni di ricerca con unità cinofile. Per mesi Sollai aveva negato ogni responsabilità, per poi crollare in una lunga confessione notturna a novembre.
I giudici hanno accolto le richieste del pubblico ministero Marco Cocco che nelle scorse udienze del processo aveva parlato di un delitto efferato e sottolineato la gravità delle modalità con cui la donna era stata uccisa.
Mentre la difesa di Sollai, affidata agli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, aveva chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche, richiesta basata sulla condotta processuale dell'imputato, che ha collaborato con le autorità consegnando una documentazione dettagliata sui fatti. I legali avevano inoltre negato la premeditazione.
"Sollai si aspettava questa condanna, nessuna sorpresa per lui", hanno detto Pirarba e Demurtas, dopo la lettura del dispositivo.
"Attendevamo di conoscere solo gli elementi relativi alle aggravanti per capire se sarebbero state accolte o meno. – hanno spiegato i legali – Nonostante sia pesante, siamo soddisfatti perché non è stata riconosciuta una circostanza che andava nel cuore della ricostruzione del pubblico ministero. Aspetteremo il deposito della sentenza per capire perché le altre nostre richieste sono state rigettate, anche sul fronte del risarcimento delle parti civili".
Le parti civili, con gli avvocati Gianfranco Piscitelli per il fratello della vittima, Andrea Deidda, Roberto Pusceddu per lo zio, Efisio Zuncheddu, Elisabetta Magrini e Pamela Piras per le zie materne, accogliendo in toto le tesi e le conclusioni del pm, avevano chiesto un risarcimento di 1,4 milioni di euro: 500mila euro per il fratello e 300mila euro per ogni zio.