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Fisco, in arrivo quasi 2 mln di lettere dall’Agenzia delle Entrate: cosa sono e chi riguardano

L’Agenzia delle Entrate invierà 1,78 milioni di lettere ai contribuenti italiani – famiglie, imprese e professionisti -per chiedere ai cittadini di saldare eventuali incongruenze tra quanto dichiarato e i dati dell’ente. Il contribuente può quindi decidere di pagare il debito con il Fisco con uno sconto su sanzioni e interessi.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il Fisco si appresta a inviare 1,78 milioni di lettere ai contribuenti italiani: famiglie, professionisti e imprese. Si tratta delle cosiddette lettere per la compliance, le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate per chiedere ai cittadini di saldare eventuali incongruenze tra quando dichiarato e i dati risultanti all’ente. Quella che si avvierà in questi giorni è un’operazione che rientra nel Piano delle performance 2019-2021, come ricorda il Sole 24 Ore, e ha l’obiettivo – fissato dall’Agenzia delle Entrate – di recuperare un gettito pari a 1,5 miliardi di euro. Le lettere sono aumentate dal 2015, quando erano 395mila. Nello scorso anno sono state inviate 1,89 milioni di missive. Quest’anno saranno poco meno. Le comunicazioni rientrano nella campagna per il fisco amico voluta dal governo Renzi.

Cosa sono le lettere di compliance

L’Agenzia delle Entrate invia ad alcuni contribuenti una serie di lettere, come spiega lo stesso ente sul suo sito, “nelle quali sono riportate delle anomalie rinvenute nelle loro dichiarazioni dei redditi, riguardanti omissioni o infedeltà riscontrate mettendo a confronto i dati dichiarati con quelli che l’Agenzia ha a disposizione all’interno delle proprie banche dati”. Così facendo, prima che arrivi un avviso di accertamento, il destinatario della lettera potrà regolarizzare il suo eventuale errore o l’omissione sfruttando il ravvedimento operoso. Ovvero potrebbe regolarizzare la sua posizione con uno sconto sulle sanzioni.

Se invece il contribuente ritiene che i dati da lui presentati nella dichiarazione dei redditi siano corretti, dovrà comunicarlo all’Agenzia inviando eventuali documenti di cui “l’Agenzia non era a conoscenza”. Le comunicazioni ricevute non sono autonomamente impugnabili perché non sono considerati atti impositivi. Quindi, eventuali contestazioni potranno essere sollevate solo durante le fasi del procedimento di accertamento.

La comunicazione consiste in una lettera nella quale viene riportata l’anomalia riscontrata, l’identificativo della comunicazione, i redditi eventualmente non dichiarati e una tabella delle categorie alle quali si riferiscono. Nella lettera, che ha lo scopo di sollecitare il contribuente a regolarizzare la sua posizione, si trovano anche le modalità di compilazione della dichiarazione integrativa. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è anche disponibile un software per calcolare le sanzioni e gli interessi.

Nella prima fase di comunicazioni inviate, secondo quanto previsto dal provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 15 febbraio, rientreranno varie tipologie di anomalie. Si tratta di: redditi di fabbricati, compresi quelli soggetti a cedolare secca; redditi da partecipazione in società di persone e Srl a base ristretta; assegni periodici, come quelli al coniuge; redditi da lavoro dipendente come, per esempio, il caso di un lavoratore che ha ricevuto le Certificazioni uniche ma non ha effettuato la dichiarazione dei redditi.

La maggior parte delle comunicazioni, però, stando ai dati degli scorsi anni, riguarda l’Iva: nel 2017, per esempio, si è trattato di più del 50% delle segnalazioni inviate. L’Agenzia punta anche a incrociare i dati raccolti con quelli della fattura elettronica, facendo riferimento ai 228 milioni di file Xml trasmessi al Sistema di interscambio (a cui devono ricorrere tutti i titolari di partita Iva per le loro fatture) riguardanti 2,3 milioni di partite Iva. Le comunicazioni non sono collegate alla pace fiscale che si basa, invece, su contestazioni e liti già pendenti, quindi accertate e con contenziosi già aperti, al contrario delle lettere di compliance.

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