Famiglia nel bosco, un altro caso ad Arezzo: “Bimbi allontanati dai genitori, nessuna scolarizzazione”

Non solo Palmoli: mentre si cercano soluzioni alla vicenda della "famiglia nel bosco" abruzzese un altro caso emerge in un'altra zona dell'Appennino. Siamo a Caprese Michelangelo, nel cuore dell’Aretino, dove due bambini di 8 e 4 anni sono stati allontanati dalla loro famiglia il 16 ottobre scorso. Un intervento disposto dal Tribunale dei minori di Firenze e attuato dai carabinieri insieme agli assistenti sociali. Il motivo formale: l’assenza totale di scolarizzazione.
Dalla famiglia nessuna collaborazione con le istituzioni
Da tempo i servizi sociali seguivano il nucleo familiare composto da Harald, perito elettronico originario di Bolzano, e dalla moglie Nadia, di origine bielorussa. Le visite erano periodiche, mensili. A raccontarlo è stato nei giorni scorsi lo stesso padre ai microfoni della trasmissione "Fuori dal Coro": "Continuavano a venire una volta al mese per convincerci a iscrivere i miei figli all'asilo e a scuola". Un’opera di persuasione che tuttavia non ha avuto esito positivo anche a causa dell'adesione, da parte di Harald e Nadia, al gruppo "Noi è, Io Sono", un'organizzazione – per molti una vera e propria setta – che rifiuta la dimensione statale, le sue norme e i suoi obblighi. Una scelta che, nel concreto, si traduce nel rigetto della scuola pubblica, della sanità e di ogni forma di registrazione anagrafica.
La posizione della sindaca
La sindaca di Caprese Michelangelo, Marida Brogialdi, conferma la lunga attenzione degli uffici comunali sul caso, pur precisando di non conoscere personalmente la famiglia: "Sono dispiaciuta per quanto accaduto. Io ho subito questa situazione. L'operazione è stata disposta dal Tribunale dei minori di Firenze e coordinata con carabinieri e servizi sociali".
Il punto critico, sottolinea Brogialdi, riguarda la totale assenza di qualunque procedura riconosciuta di istruzione parentale: "È un fenomeno diffuso nel territorio, soprattutto tra famiglie straniere che vivono nei casolari. Ma queste famiglie procedono regolarmente con gli esami annuali. In questo caso i due bambini non risultavano iscritti a nessuna procedura di istruzione parentale e non avevano mai sostenuto le verifiche previste".
Nel decreto del Tribunale dei minori si segnalano effettivamente irregolarità nella stessa istruzione parentale, mai formalizzata, e la mancata collaborazione con i servizi sociali nei controlli sanitari obbligatori per i minori. Una condizione che, unita al rifiuto sistematico della scuola e delle verifiche mediche, ha portato all’intervento forzato.
Che cos’è la setta "Noi è, Io Sono"
"Noi è, Io Sono" è un movimento che negli ultimi anni ha attirato l’attenzione delle autorità e dei media per le sue posizioni radicali contro Stato e istituzioni. Non si definisce un partito né un’associazione strutturata: i membri parlano di una comunità di "uomini e donne vivi e autodeterminati", uniti in nome di "Pace, Amore e Armonia". Dietro questa formula, però, si celano pratiche che mettono in discussione i fondamenti stessi della convivenza civile.
Il gruppo rifiuta documenti ufficiali, leggi, bollette, contratti e ogni forma di obbligo imposto dallo Stato. Per alcuni aderenti, patenti, targhe o carte d’identità non avrebbero alcun valore perché l’individuo, in quanto "essere sovrano", sarebbe libero da qualunque vincolo amministrativo. Una posizione che li porta spesso a conflitti con la legge: dai veicoli non immatricolati al mancato pagamento di utenze e tasse.
In Italia il movimento conterebbe circa 10.000 simpatizzanti, organizzati in gruppi regionali collegati a un network internazionale chiamato One People. Le inchieste giornalistiche ne descrivono anche il lato più problematico: la diffusione di teorie complottiste, la sfiducia verso medicina e istituzioni, fino a casi di isolamento sociale di aderenti che scelgono di vivere al di fuori delle regole. Come, si presume, nel caso della famiglia di Caprese Michelangelo.