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Falsi certificati medici: cosa emerge dalle inchieste sui maratoneti Zilio e Zordan, morti nel sonno

Nelle indagini sulle morti di Anna Zilio e Alberto Zordan emergono due certificati medici falsi riferiti alla runner veronese, con almeno uno che potrebbe essere stato ancora valido al momento del decesso.
A cura di Biagio Chiariello
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Le indagini sulle morti ravvicinate di Anna Zilio, 39 anni, e Alberto Zordan, 48, continuano a concentrarsi su un versante che negli ultimi giorni ha assunto un peso crescente: la documentazione medica della maratoneta veronese trovata senza vita lo scorso 13 ottobre nella sua abitazione. La procura di Verona ha infatti individuato due certificati cartacei non autentici riferiti alla Zilio e risalenti ai due anni precedenti. Un’anomalia ritenuta significativa dagli inquirenti, che hanno aperto un fascicolo per falso a carico di ignoti.

La vicenda ha attirato particolare attenzione perché si inserisce in un quadro già complesso: a distanza di due settimane dalla morte della 39enne, anche Zordan, suo compagno di squadra nella Team Km Sport, è deceduto nel sonno nella sua casa di Sovizzo, nel Vicentino. Due eventi ravvicinati, entrambi improvvisi, che hanno portato le procure di Verona e Vicenza ad avviare accertamenti paralleli per escludere ogni possibile collegamento.

Sul piano documentale, la posizione di Zordan è apparsa fin da subito più lineare: tutti i suoi certificati agonistici sono risultati regolari e sul suo caso, al momento, non esistono ipotesi di reato. La situazione di Zilio, invece, si è rivelata più intricata. Il certificato del 2025 non era archiviato presso la società sportiva, nonostante la donna, in qualità di segretaria dal 2017, fosse proprio la persona incaricata di raccogliere e digitalizzare la documentazione sanitaria dei tesserati. La mancanza di quel documento ha spinto gli investigatori a riesaminare anche gli anni precedenti, portando al rinvenimento dei certificati non autentici.

Il passato clinico della maratoneta aggiunge ulteriori elementi: nel 2021 era stata costretta a sospendere temporaneamente l’attività sportiva per problemi cardiaci, tornando a gareggiare solo dopo una nuova valutazione che ne aveva confermato l’idoneità. Un recupero che sembrava pieno, tanto che la 39enne aveva affrontato anche competizioni particolarmente impegnative, come la gara da 100 chilometri disputata in Olanda la scorsa estate.

Sul fronte medico-legale, la procura di Verona ha disposto una consulenza tossicologica per verificare l’eventuale presenza di sostanze nel sangue della donna. Lo stesso esame è stato richiesto dalla procura di Vicenza per Zordan. La pista del doping è tuttavia considerata al momento poco probabile: nelle abitazioni dei due atleti non sono stati trovati farmaci sospetti e, nel caso di Zilio, la polizia giudiziaria ha rinvenuto soltanto comuni integratori di Omega 3, magnesio e potassio.

Entrambi i corpi sono stati sottoposti a esami autoptici con prelievi di tessuti, ora al vaglio del laboratorio di medicina legale di Padova. Le prime indicazioni non ufficiali parlano di possibili complicazioni cardiache per entrambi gli atleti, ma l’esatta causa dei decessi sarà stabilita solo al termine delle analisi, che dovranno chiarire se le due morti siano il frutto di un’eccezionale coincidenza o se vi siano elementi meno immediatamente visibili.

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