Ex giudice confessa, pilotavo le sentenze: “In cambio vacanze e frutti di mare”

Denaro e incarichi di consulenze ma anche più modesti buoni vacanza e frutti di mare, sono solo alcune delle regalie che un ex giudice tributario barese riceveva dagli imputati in cambio di sentenze favorevoli nei loro confronti. A raccontarlo è stato lo stesso giudice in Aula al Tribunale di Bari dove ora è comparso nella parte di imputato nell'ambito del processo ribattezzato ‘Gibbanza' che ha scoperchiato un diffuso sistema di mazzette per aggiustare e indirizzare cause tributarie. Il procedimento vede coinvolti oltre all'ex giudice altre 23 persone fra giudici, commercialisti, avvocati, funzionari delle commissioni tributarie e imprenditori. Arrestato nel 2010, l'uomo ha deciso di collaborare rivelando tutto agli inquirenti e ora ai giudici penali.
L'uomo ha confermato in sostanza quanto emerso dagli accertamenti della Guardia di finanza del capoluogo pugliese per il periodo che va dal 2008 al 2010 e cioè che alcuni imprenditori, che avevano subito verifiche fiscali e risultavano sanzionabili per ingenti somme in relazione a gravi irregolarità amministrativo-contabili, riuscivano a evitare il pagamento dovuto all'Erario con regali più o meno consistenti ai giudici delle commissioni tributarie provinciali o regionali alle quali veniva presentato il ricorso. I giudici si prestavano volentieri al meccanismo fraudolento e leggevano le sentenze già scritte dai commercialisti delle stesse aziende coinvolte.
Non solo, attraverso addetti compiacenti si pilotavano le assegnazioni dei fascicoli per assicurarsi che andassero a giudici ben precisi che accettavano i regali. "Riuscivo a pilotare le assegnazioni dei fascicoli rivolgendomi ai segretari delle commissioni, dando loro compensi fra i 500 e i 1.500 euro per ogni procedimento", ha spiegato infatti in aula l'ex giudice che sarà riascoltato nei prossimi giorni anche sulle trattative per le singole controversie pilotate