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Entra in carcere per un furto di cibo, esce dopo 43 anni (e due omicidi)

Antonino Marano si costituì nel 1971 dopo un furto di melanzane, peperone e di una bici: ha lasciato le sbarre solo ora. In carcere si è trasformato in un killer dei boss. Ed ora è libero grazie al decreto Svuotacarceri.
A cura di Biagio Chiariello
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Nel 1971 si era costituto nella convinzione di passare dietro le sbarre solo qualche mese: del resto quel furto di melanzane e peperoni per sfamare la sua famiglia modesta nella provincia di Catania – mamma casalinga e papà che con il suo lavoro da bracciante riusciva a malapena a sfamare cinque figli – era un ruberia da poco conto. Soprattutto se rapportata a quanto poi sarebbe avvenuto dopo. Una bicicletta e successivamente una moto per poter essere al lavoro alle sei del mattino. Sembrano piccoli reati, ma comunque hanno segnato l’inizio di una storia giudiziaria che definire travagliata è riduttivo: “Mi sono spianato la strada alla mia rovina, però i mali che ho fatto alla società libera sono stati solo questo: i peperoni, la bicicletta e il Motom”. Parola di Antonino Marano, 70 anni, rilasciato dal Tribunale di sorveglianza di Torino dopo 49 anni per reati commessi nel penitenziario: due omicidi, due tentati omicidi e una condanna all'ergastolo. Oggi Marano ritorna in un mondo che fa fatica a riconoscer, "non ci sono più le botteghe e ai supermercati non trovo l'uscita, le bambine di 5 anni ora sono donne di 50, molti ragazzi mi chiamano nonno", racconta a La Stampa.

La storia del "killer delle carceri"

E’ nel carcere che Marano si è trasformato in assassino. Le tre condanne per i furti degli ortaggi, della bicicletta e della moto si sommano in una condanna ad 11 anni che l’uomo comincia a scontare nel 1966, quando è già sposato ed ha due figli. Esce nel 1971, il tempo di avere una figlia e rientra in carcere pe scontare gli ultimi 16 mesi che si sono poi trasformati in 41 lunghissimi anni. “Mezzo secolo in cui è stato coinvolto nelle risse, nelle vendette, nelle rivolte a colpi di coltello degli Anni '70-'80 – racconta La Stampa – . Nell'ottobre del 1975 il primo delitto nel carcere di Catania ‘per difendere mio fratello da un accoltellamento’, poi per due tentati omicidi nel marzo e nel giugno 1976, un altro delitto nel luglio dello stesso anno "contro un disgraziato che aveva violentato un ragazzino in cella tutta la notte". Ora grazie al Decreto Svuotacarceri Antonino è libero ed afferma “se potessi tornare indietro cancellerei tutto, ma dentro il carcere mi sono trovato in mezzo agli animali e alla fine sono diventato animale anch’io, che ho sempre odiato la violenza. So che è difficile credermi, ma è così”.

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