È morto Prospero Gallinari, brigatista del rapimento Moro
L’ex brigatista Prospero Gallinari è stato trovato morto questa mattina nel garage della sua casa a Reggio Emilia. Aveva 62 anni, era nato nel 1951 a Reggio Emilia e probabilmente è stato stroncato da un malore. A chiamare i soccorsi del 118 sono stati alcuni passanti, ulteriori accertamenti chiariranno le cause del decesso. La storia di Gallinari è legata in particolar modo alla vicenda Moro: il brigatista fu uno dei suoi carcerieri. Per molto tempo, senza però riscontri inequivocabili, è stato considerato l’esecutore materiale dell’uccisione dello statista democristiano. Da anni era tornato a vivere nella sua città dopo aver ottenuto la sospensione della pena a causa delle sue precarie condizioni di salute. La prima esperienza del brigatista “Gallo” – così era soprannominato – fu alla Federazione Giovanile Comunista Italiana, poi nel 1969 entrò a far parte del “gruppo dell’Appartamento” con Alberto Franceschini, Tonino Paroli e altri dissidenti del Pci che si avviarono alla lotta armata.
Uscì dal carcere per motivi di salute – Il 1973 fu per Prospero Gallinari l’anno delle Brigate Rosse: vi entrò prima come membro irregolare e poco dopo come clandestino. Nel 1974 partecipò al sequestro del giudice Mario Sossi e dopo un po’ fu arrestato a Torino. Resterà in carcere due anni per poi evadere insieme ad altri 12 detenuti nel 1976 da quello di Treviso. In merito al sequestro Moro il brigatista trascorse con lui i giorni della prigionia, quando fu arrestato a Roma il 24 settembre 1979 restò gravemente ferito alla testa. Gallinari sarà condannato all’ergastolo nel primo processo per il rapimento Moro ma nel frattempo sarà colpito da diverse crisi cardiache. Il brigatista Gallo fa parte degli irriducibili del terrorismo fino al 23 ottobre 1988, quando, senza pentimenti o dissociazioni, firma un documento che riconosce che "la lotta armata contro lo Stato è finita". Nella metà degli anni novanta Gallinari riusce a ottenere, proprio a causa dei suoi gravi problemi cardiovascolari, i primi permessi per lasciare dopo 15 anni il carcere e tornare a casa.