E’ morto Lino Manfrotto: il re dei cavalletti per la fotografia aveva 80 anni

E’ scomparso domenica mattina, nella sua villa a Bassano del Grappa, l'imprenditore vicentino Lino Manfrotto, fondatore della famosa azienda che produce esporta attrezzature per la fotografia e il cinema in tutto il mondo. Aveva 80 anni e aveva dato vita ad un’impresa nota in tutto il mondo, partendo dal garage di casa e da quella che era allora, negli anni Sessanta, la sua occupazione, il fotoreporter per la stampa locale. All’epoca le attrezzature di un fotografo erano ingombranti, pesanti e non facilitavano molto il lavoro dei professionisti. L’esigenza del giovane Manfrotto era quella di portare con sé strumenti leggeri e al tempo stesso robusti, per scattare agevolmente in qualsiasi condizione.
Un’esigenza che in realtà era quella di ogni fotografo. Tuttavia, negli anni sessanta il mercato pur offrendo una vasta gamma di flash da studio e illuminatori al quarzo, trascurava completamente gli accessori di base come i treppiedi, gli stativi, i bracci e i morsetti. E’ da qui che nasce il suo impero, la cui sede è Cassola, ma gli stabilimenti vengono dislocati negli anni a Feltre, Marcon, Israele e Cina, oltre ai centri di distribuzione diretta in Francia, Germania, Regno Unito, Cina, Hong Kong e Stati Uniti. Nel 1989 sarà acquisita da Vitec, entrando a far parte della divisione Imaging del gruppo britannico. Negli anni più recenti il catalogo dell’azienda si è ampliato, seguendo l’evoluzione della fotografia. Dai cavalletti si è passati alla produzione di luci a led, borse e accessori specializzati, zaini per i droni.
Ma il nome di Lino Manfrotto è associato anche ad una libreria molto speciale. L’imprenditore aveva 55 anni quando nel 1991 decise di comprare Palazzo Roberti, nel centro di Bassano del Grappa, per andarci a vivere con la moglie Elena e i quattro figli. Ma al primo piano dal 1935 c’era una libreria, La Bassanese. Il proprietario non voleva lasciarla, nonostante lo sfratto, in più sul palazzo era stato posto un vincolo del ministero dei Beni Culturali che stabiliva che il primo piano avrebbe dovuto mantenere l’uso come libreria. Manfrotto penso quindi di acquistare la licenza e, dopo il dovuto restauro, vi fece lavorare al suo interno le figlie Lavinia, Veronica e Lorenza.